Due membri dello stesso nucleo familiare di camorra hanno deciso di collaborare con la giustizia. L’ultima in ordine di tempo è stata Luisa De Stefano che ha annunciato la sua decisione durante un’udienza del Tribunale di Napoli, ma la donna è stata preceduta dal figlio Tommaso Schisa.
Nei giorni scorsi lady camorra ha parlato dell’omicidio di Francesco Esposito davanti ai magistrati spiegandone il movente: “È stato ucciso perché era legato a Cristiano Piezzo e per noi rappresentava un problema nell’ottica di controllare il mercato della droga“, parole riportate in anteprima dal Corriere della Sera. Secondo gli investigatori la donna era a capo del clan delle Pazzignane di San Giovanni a Teduccio.
Il maxi blitz contro il clan di Napoli Est
Nel novembre del 2022 la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri, in particolare gli agenti della Squadra Mobile e del Commissariato Ponticelli della Questura di Napoli e i militari dei Nuclei Investigativi dei Carabinieri di Napoli e Torre Annunziata, eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 63 destinatari, in quanto ritenuti, a vario titolo, gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, estorsione e detenzione di armi. Al momento tre risultano irreperibili. Gli indagati risultano legati, a vario titolo, al clan De Luca – Bossa – Casella – Minichini – Rinaldi – Reale attivo a Napoli Est. Nell’elenco degli indagati c’era anche Luisa De Stefano.
La storia di Tommaso Schisa
Tutto iniziò nel 2019 quando il giovane ha voluto raccontare i segreti della camorra di Napoli Est, nonostante, provenisse da una famiglia di notevole spessore criminale. La madre è Luisa De Stefano mentre il padre è Roberto, ucciso in un agguato di camorra nel 2002. E’ stato molto vicino al ras Michele Minichini ‘a tigre, boss arrestato e ritenuto di essere a capo del braccio militare dei Rinaldi.
Schisa junior venne accusato di essere l’ideatore di una rapina messa a segno in un’agenzia di Marigliano, oltre che di essere l’esecutore materiale di un raid avvenuto in una sala slot situato nello stesso comune. Erano i tempi in cui il gruppo del figlio d’arte cercò di allargare il proprio raggio di azione nell’hinterland napoletano.
Ben prima ‘o muccusiell, così soprannominato, ancora minorenne fu condannato a 16 anni di reclusione per aver ucciso Umberto Improta. La vittima era un 27enne che con la criminalità non aveva nulla a che fare, dopo una lite insorta per futili motivi all’esterno di un bar di San Giorgio a Cremano, lite che vide coinvolti diversi giovani legati all’ormai ex clan Sarno.


