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giovedì, Aprile 18, 2024
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«Vi dico tutto», parla Mariano Torre: chi è il ras che fa tremare Miano

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Prima degli striscioni e delle minacce velate ai collaboratori di giustizia bisogna partire dallo scorso 1 aprile. In quella data la Procura ha chiesto l’acquisizione di due verbali d’interrogatorio del collaboratore di giustizia Mariano Torre, resi il 30 novembre e 13 dicembre scorsi. Il procuratore generale ha chiesto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale e di ascoltare in aula Torre: prima del precedente verdetto non ancora era collaboratore. E’ questo il punto su cui si giocherà la partita finale sul giudizio d’appello per l’omicidio di Genny Cesarano, il ragazzino morto dopo essere stato colpito da una pallottola durante una stesa, stesa compiuta dagli uomini dei Lo Russo contro i ‘barbudos’, gli Esposito-Genidoni. La Procura cerca altre due persone che avrebbero fatto parte del commando di morte (insieme allo stesso Torre, a Ciro Perfetto, Luigi Cutarelli e Antonio Buono).

Ma chi è Mariano Torre, l’uomo che sta facendo tremare Miano. Durante la detenzione di Lo Russo era l’uomo deputato ad avere i contatti con la famiglia del capoclan, poi con l’uscita del boss ne diviene uno dei suoi luogotenenti più fedeli. «Prima che uscisse Carlo non avevo mai ucciso nessuno, per questo dico che i Lo Russo mi hanno rovinato la vita e Carlo Lo Russo in particolare. Prima della sua scarcerazione facevo già parte del clan, mi occupavo di droga ed estorsioni ma non avevo mai ucciso nessuno, ho solo partecipato all’agguato a Francesco Sabatino, nel periodo in cui Salvatore Scognamiglio aveva fatto la scissione, o meglio, aveva tentato di estromettere Antonio Lo Russo dal comando del clan», questo uno stralcio dei verbali di Torre resi ai magistrati quando annunciò il suo pentimento.

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