«Non siamo delinquenti, nè camorristi come ci hanno dipinto. Abbiamo sempre pagato tutti i tributi e se c’è qualcosa che dobbiamo fare per poter riaprire rispettando le norme, lo faremo. Il Comune, a tal proposito, ci riceva». I gestori dei chioschi di Mergellina, 19 in tutto, chiusi nei giorni scorsi dopo l’intervento della Polizia Municipale di Napoli, non ci stanno a essere narrati come soggetti votati all’illegalità e ci tengono a dire la loro. Il caso viene seguito dalla Procura di Napoli, con l’istruttoria attualmente aperta. Dall’autorità giudiziaria vengono contestate ai gestori alcune irregolarità, tra queste la mancata autorizzazione paesaggistica e la vendita in postazione fissa invece che mobile.
Il contrasto alla tesi dominante
Francesca Presutto, la figlia di uno dei titolari del chiosco “O Lucian’’, situato all’inizio della Riviera di Chiaia non lontano dall’ingresso di piazza Vittoria della Villa Comunale, risponde alle accuse. «Non ci stiamo a passare per delinquenti. È brutta l’immagine che stanno dando di noi. Una famiglia come la nostra ha sempre lavorato tenendo sempre lontano certe pratiche e certi ambienti».
Il danno di immagine che i gestori dei chioschi dicono di subire, fa il paio con quello economico data la chiusura forzata in piena estate. «I prodotti li dobbiamo lo stesso pagare, i frigoriferi sono accesi anche se i chioschi ora sono chiusi per sequestro».
Salvatore Buoninsegni gestore dello chalet Pelè alla rotonda Diaz, aperto dal 1976 da sua mamma, assicura: «Abbiamo sempre pagato i tributi. Non vogliamo essere tacciati di essere degli abusivi che speculano». Secondo quanto riferisce lo stesso Salvatore i chioschi ora sequestrati «sono stati autorizzati dal Comune e dall’architetto dell’urbanistica. La prima volta ciò fu fatto alla Rotonda Diaz nel 2004 e poi due anni dopo per gli altri, con una conferenza dei servizi». Dal 2023 qualcosa è cambiato, dal Comune non si è fatto sentire nessuno e come un fulmine a ciel sereno è arrivata la chiusura per tutti noi, senza nessun preavviso».
L’appello al Comune
In attesa di notizie dalla Procura, i gestori si rivolgono al Comune di Napoli. Luciano Presutto, un altro dei gestori del chiosco “O Lucian’’, dice: «Le concessioni vengono definite ambigue ma sono 60 anni che vengono definite così. Chiediamo al Comune di riceverci e risolvere la faccenda. Noi siamo disponibili, ci attendiamo un passo dalla giunta». Luciano poi va più in profondità rispetto all’ingarbugliata vicenda. «Abbiamo tutte le licenze, tutte le concessioni. Adesso, secondo quanto specificato dall’autorità giudiziaria, ci manca solo l’occupazione di suolo pubblico. Ricordo che abbiamo versato anche per il 2023 e per l’anno in corso attendevamo la risposta dal Comune».
Sulla contestazione che un chiosco come il suo abbia venduto in modo stanziale e non mobile, afferma: «Le ruote le abbiamo, ma avete visto quanto è grande il chiosco? Ci vuole un tir per trasportarlo. Per questo bisogna confrontarsi con l’istituzione pubblica».
«Dobbiamo continuare a pagare tasse, tributi, fitti, mutui. Il Comune deve sbrogliare la matassa. Siamo sempre stati una famiglia di lavoratori senza nessuna macchia» ribadisce la richiesta Monica Castiglione, anche lei membro del nucleo familiare del chiosco “O Lucian’’.
La parola all’avvocato
L’avvocato Roberto Spagnuolo Vigorita, legale rappresentate delle famiglie che hanno portato avanti in questi decenni la vendita di alimenti, sottolinea: «Ci stiamo occupando della questione sia dal punto penale che amministrativo, che ha una preponderanza maggiore». Non viene escluso un ricorso al Tar per la riapertura dei chioschi. «Credo che un ricorso al Tar sia indispensabile» conferma l’avvocato, non disdegnando dunque l’idea.
L’avvocato Spagnuolo Vigorita parla poi del «procedimento di diniego delle concessioni che vedrebbe le sue mosse da una delibera del 2017. In ogni caso risulta che le autorizzazioni sino all’anno scorso ci fossero. Va compreso come il Comune vuole regolamentare la materia. Quello dei sigilli non credo sia la strada maestra per arrivare a un contemperamento degli interessi».
Contattato dal nostro sito, l’assessore comunale Antonio De Iesu, che ha delega alla Polizia Municipale e alla Legalità, ha preferito non commentare attendendo gli sviluppi delle indagini e degli approfondimenti della Procura di Napoli