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venerdì, Aprile 19, 2024
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Ras ucciso a Villaricca, la decisione di Riccio:«Si comportava male, doveva morire»

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L’omicidio di Pasquale Malavita, ritenuto vicino alla Vanella-Grassi, consumato il primo ottobre 2010 a Villaricca, sancì la rottura tra la Vanella Grassi e i Di Lauro. Una ‘separazione’ sancita da tempo e che trovò in quel delitto la consacrazione definitiva. Secondo la ricostruzione fornita dai pentiti  la vittima si lamentava della gestione da parte del clan degli affari e dei pagamenti, quindi andava epurata. Di quel commando, deciso da Mariano Riccio all’epoca reggente degli Amato-Pagano, faceva parte anche Mario Pacciarelli, uno dei pentiti che hanno contribuito a chiarire l’omicidio. Gli altri sono Rosario Guarino e Antonio Accurso: «Decidemmo di raccontare tutto (le lamentale sulla gestione degli affari illeciti, ndr) a Mariano Riccio, che mi disse: quello che volete fare voi va bene, siete la mia famiglia”, ha messo a verbale Rosario Guarino detto “Joe banana”, uno dei capi della Vanella Grassi. «Raccontai a Mariano Riccio quanto mi aveva detto Pasquale Malavita e gli proposi di ucciderlo, secondo l’accordo che avevo già raggiunto con Fabio Magnetti, ma era necessaria l’autorizzazione di Mariano Riccio. Il quale aggiunse che Malavita si stava comportando male e dunque meritava di morire».

L’articolo precedente. La decisione di Mennetta:«Prendiamoci Melito»

Antonio Mennetta, una volta uscito dal carcere, manifestò sin dalla sua uscita dal carcere il suo desiderio di autonomia. Quella libertà di movimento che gli avrebbe permesso di conquistare, secondo i suoi piani, il potere assoluto su Secondigliano e Scampia. I ‘desideri’ di Ennino sono stati spiegati ai magistrati antimafia da Mario Pacciarelli attuale collaboratore di giustizia ma soprattutto ex componente del braccio militare della Vanella Grassi:«Mennetta non sopportava di stare sotto agli Amato-Pagano, lui voleva stare in proprio; nella casa di via Lungo Ponte, di Sara Blond, la cantante zia di Giò Banana, che era il nostro bunker, trascorrevamo intere giornate insieme. Il ragionamento di Mennetta era che voleva essere autonomo, che lui aveva problemi con gli Amato-Pagano a causa di un vecchio omicidio come riportato da Cronache della Campania. Diceva che gli Amato-Pagano ci buttano, ossia ci eliminano tutti. Mennetta alla presenza dei cugini  ci disse: “Ve la sentite se andiamo addosso a Melito”, intendendo gli Amato-Pagano e rispondemmo: “Quello che fate voi, a noi sta bene”». In quel momento, racconta Pacciarelli, gli Amato-Pagano erano comandati da Carmine Cerrato ‘Taekendò’ e da Mariano Riccio. Nel Lotto G, che all’epoca era la roccaforte degli Amato-Pagano c’erano Pilotino ossia Luigi ArutaAntonino D’AndòSalvatore BarbatoMirko Romano e Giovanni Illiano«Io frequentavo sia Melito che il Lotto G perché accompagnavo i capi. La scissione avviene dopo l’omicidio di Faiello….Noi siamo stati chiusi per una settimana in casa dopo quel delitto».

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