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sabato, Giugno 15, 2024
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Bertolaso vola su Napoli: «L’emergenza è passata ora tocca ai Comuni»

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Case su case, catrame e cemento: Napoli e la cintura metropolitana dall’alto sono uno scenario da via Gluck di Celentano. Ma fino a pochi giorni fa, dall’alto dei trecento metri a cui vola l’elicottero di ricognizione di Guido Bertolaso, vedevi case su case, monnezza e cemento. Trecentomila tonnellate, piste di sacchette multicolori, arcobaleni orizzontali e fetidi dell’emergenza-rifiuti che il premier Berlusconi ha dato per spacciata. Dall’alto il panorama lo conferma, anche se ci sono quelle «macchie» che in tempi normali avremmo considerato ineliminabili, e che ora sull’onda dell’ottimismo, vorremmo sparissero con la bacchetta magica. Ma non c’è paragone con la crisi di due mesi fa. Ieri pomeriggio, il sottosegretario all’emergenza ha voluto fare l’ultimo volo di ricognizione prima del Consiglio dei ministri di piazza Plebiscito, per consegnare al presidente una Napoli liberata, quasi come Garibaldi a Teano. Guardando dal finestrino dell’elicottero il vulcano, il golfo, le isole e la città e i paesi, ma soprattutto le strade, gli occhi gli brillano. «Sono molto soddisfatto» commenta mentre come un segugio punta lo sguardo sugli angoli dove un tempo marciva la spazzatura e ora ci sono larghe chiazze bianche di calce per far cicatrizzare le ferite putride. Quanto durerà? e agli altri enti locali, all’Asia e alle ditte di smaltimento, gestire la normalità, evitando che si riprecipiti nell’abisso dei mesi scorsi». Tre discariche funzionanti in Campania («Non ce ne sono state mai tre aperte tutt’assieme negli ultimi anni») garantiscono la possibilità di sversare senza problemi fino alla fine dell’anno. Poi nei primi mesi del 2009 dovrebbe andare in funzione l’inceneritore di Acerra ma si punta ad aprire altri siti in tutta la regione. Al suo ritorno alle redini dell’emergenza, Bertolaso ha trovato un clima diverso. «I Comuni» spiega «hanno capito di avere di fronte un muro compatto. Non c’erano più gli spazi per giocare su due o tre tavoli contemporaneamente». Il colpo d’occhio, anche quando il velivolo vira leggermente per osservare più da vicino, evoca una parola smarrita a queste latitudini: normalità. Con Bertolaso, c’è il tenente colonnello dell’esercito Tullio Ferraro che segna su una mappa le zone dove si annidano ancora piccole sacche di rifiuti. Ce ne sono soprattutto nelle vie secondarie e cantonali. Si vede una scia a Pollena Trocchia. Altre lungo le strade dell’Anas. Parecchie ingombrano i margini delle bretelle dell’Asse Mediano. Ma quella è fetenzia che vegeta lì da prima di qualsiasi emergenza, fa parte del paesaggio della periferia totale. Tra Comuni e Anas c’è stato uno scaricabarile continuo. Ora s’è assodato che la pulizia tocca agli enti locali: «Se perderanno altro tempo, li diffideremo» annuncia il sottosegretario che incalza anche le Asl per i rifiuti speciali che ancora imbrattano molte strade della periferia cittadina, da Gianturco a Scampia a via Pigna. Il suo staff ha inviato alle aziende sanitarie un elenco dettagliato e la richiesta di provvedere alla rimozione e all’adeguato smaltimento. Sono montagnole di rifiuti speciali. Circa tremila tonnellate. Bertolaso ha dato tempo alle strutture competenti fino alla fine del mese di luglio «affinché» è scritto in una nota «adottino i provvedimenti necessari, scaduto tale termine la struttura del sottosegretario all’Emergenza rifiuti in Campania provvederà direttamente» e addebiterà «i relativi costi a chi di competenza». L’elicottero vola basso, verso le campagne del Casertano, sopra i Regi Lagni e il Volturno. A Villa Literno si intravede del fumo. Ci si avvicina rapidamente. Sembra un incendio di campagna, di quelli che solitamente i contadini accendono per liberarsi di foglie e di rami secchi. E no, è proprio monnezza quella che brucia, un rogo bell’e buono. La spirale nera sale rapida. Lungo il sentiero, che dalla strada asfaltata si addentra verso una masseria ristrutturata, il serpentone si snoda in duplice filare e le fiamme hanno subito ragione della materia puzzolente. «Prendiamo le coordinate precise» ordina Bertolaso «e facciamo intervenire». L’insolito tour mostra tutte le ferite di un territorio che per troppo tempo ha considerato l’emergenza la regola. Le case si arrampicano lungo la arida schiena dello sterminator Vesevo. Materia da protezione civile. E quando glielo si ricorda, Bertolaso non può che assentire con amarezza. Altrove, le ecoballe accatastate a milioni nelle campagne un tempo generose di Taverna del Re formano un paesaggio postatomico, spaventoso nei suoi allineamenti. Poco più in là c’è Patria, con il lago a forma di cuore. Il cuore trafitto di una terra che può reimparare a sperare.



PIETRO TRECCAGNOLI


Il Mattino il 18/07/08

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