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“Il sogno di Futbolandia”, la poesia del calcio secondo Valdano

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Jorge Valdano è sempre stato un atipico, nel calcio come nella vita. Ottimo centravanti, dotato di buonissima tecnica individuale, allenatore prima e dirigente poi, ha sempre portato avanti le sue idee con coerenza e dignità, difensore di un calcio bello e fortemente intriso di valori etici. Già al tempo di quando giocava, era una meravigliosa eccezione tra i suoi colleghi, amante com’era della letteratura e della cultura in genere; fu allora che scrisse un articolo per una rivista culturale spagnola che è entrato nella leggenda, vale a dire “El miedo escénico y otras hierbas”, che è anche il titolo originale del superbo libro che vogliamo oggi analizzare, “Il sogno di Futbolandia”, pubblicato in Italia pochi anni fa da Mondadori. La famosa paura del palcoscenico, riferita all’ansia che prende inesorabilmente un calciatore quando va a giocare al Santiago Bernabeu, tempio del Real Madrid, squadra di cui Valdano è stato brillante calciatore ed allenatore, prima di ricoprire l’attuale carica di general manager, è diventata un bellissimo modo di dire anche nel mondo del calcio, solitamente poco avvezzo alla poesia. Quella poesia di cui Valdano riesce ad investire, con le sue acute descrizioni, ogni singolo aspetto del panorama calcistico, dai grandi giocatori, ognuno definito in modo perfetto con una sola frase alle filosofie di gioco ai tifosi. Per Gianni Mura, che ha scritto per questo libro un’appassionata prefazione, Valdano è “uno scultore di immagini”, come si evince dal celeberrimo epiteto affibbiato a Zidane, “un elefante col cervello da ballerina”. Ogni pagina di questo libro, specialmente nella prima parte, quella più felicemente ispirata, trasuda di passione, sudore, infinito amore per questo sport, che “è un gioco, in quanto tale più vecchio della cultura e quindi una cosa terribilmente seria”. Si respira l’odore dell’erba dei campi, si trepida per le indimenticabili gesta dei grandi campioni che hanno segnato la storia, ci si stupisce di come ogni singola analisi riesca a cogliere, con poche parole, l’essenza del pallone. Valdano si rivela più che mai in questo libro uno scrittore di razza; secondo uno scrittore spagnolo, è “il pallone fattosi verbo” mentre per il grande Vazquez Montalban, scomparso da qualche anno e grande tifoso del Barcellona, si tratta del “Benedetto Croce del calcio universale”. “Il sogno di Futbolandia” è il manifesto del Valdano-pensiero; illustra il suo amore per il bel calcio, quello che prova sempre e comunque a vincere, ammettendo il difensivismo solo in casi di manifesta inferiorità. Attacca la filosofia del risultato a tutti i costi e “quel fondo di fascismo che vi si annida, tipico di gente che divide il mondo in dominatori e dominati”, facendo chiaramente emergere le sue idee di uomo progressista e illuminato. Esprime la sua ammirazione per il calcio spagnolo, di cui è stato un primattore, in ogni veste (secondo Mura in quest’ambiente “Valdano ha fatto tutto, tranne il pallone e l’arbitro”) e definisce la Liga il campionato più bello del mondo; ama l’Olanda e il suo re indiscusso, Johan Cruyff, che definisce “una figura immensa … il miglior libero, il miglior laterale, il miglior centrocampista e il miglior attaccante che abbia mai visto”. Maltratta in più occasioni il calcio italiano, che definisce con non poche forzature difensivistico e catenacciaro. Proprio al nostro pallone dedica forse le pagine meno ispirate del libro, dettate da qualche pregiudizio e da una punta di snobismo anche se confessa la sua ammirazione per grandi personaggi quali Maldini, Totti, Del Piero e l’indimenticato Gaetano Scirea. Secondo Valdano, l’eccezione alla regola è stata rappresentata dal Milan di Sacchi che giocava “come si gioca in Paradiso”. Al fianco della galleria riservata a veri e propri dei della “pelota” quali Pelè e Maradona, un posto d’onore, tra le pieghe di quest’opera, spetta di diritto alla parte del “Maracanazo”, semplicemente dodici pagine di grande letteratura, degne di un Osvaldo Soriano. Per tutti gli appassionati, la finale mondiale del 1950 in Brasile tra i padroni di casa, sicuri di stravincere e l’Uruguay del capitano coraggioso Obdulio Varela rappresenta la più famosa sconfitta della storia del calcio. Dopo il provvisorio vantaggio del brasiliano Friaça, le reti di Schiaffino e Ghiggia consegnarono il più insperato dei mondiali ai valorosi, per quanto inferiori tecnicamente, uruguagi, gettando nello sconforto assoluto il Brasile intero, che visse una sorta di lutto nazionale. Tutto in queste pagine viene raccontato con una rara partecipazione emotiva, come se Valdano fosse stato lì sugli spalti del mitico Maracanà a raccontarci da vicino lo psicodramma collettivo della nazione-regina di questo sport. Non resta che consigliarvi la lettura di questo libro, che vi trasporterà in un’incredibile epopea, in cui non si parteggia per questa o quella squadra ma per la gioia, la bellezza, la poesia del calcio contro chi cerca di distruggerlo. “Il sogno di Futbolandia”; per tutti coloro che non vogliono smettere di sognare uno sport e, perchè no, un mondo più bello.


Il sogno di Futbolandia
di Jorge Valdano
Editore Mondadori (Collana Piccola Biblioteca Oscar)
ISBN 88-04-52567-3
Prezzo 8,40 €

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