Era mia intenzione, iniziare l’anno con una buona novella o almeno un aspetto economico che non ci trasmetti ansia; invece questi dodici mesi si chiudono con il dover analizzare uno dei termini più temuti dagli economisti e non solo: «la recessione».
Cerchiamo prima di definirla: si parla di «recessione», quando il rapporto del P.I.L. risulta essere negativo oltre l’1% (inferiore si parla di “Crisi Economica”) per due trimestri consecutivi ed è negativo rispetto l’anno precedente. Già in un precedente articolo abbiamo parlato degli elementi economici che compongono il termine P.I.L. e la poca chiarezza nell’individuazione delle parti del “paniere” ma in ogni caso al momento è l’indice di valutazione di ricchezza prodotta da uno Stato. Nelle contestazioni sollevate nel precedente pezzo, se ricordate, questi (il P.I.L. n.d.r.) non prende assolutamente in esame il livello di percezione della ricchezza da parte della popolazione di uno Stato, dicevamo che nonostante gli indici economici nell’occidente salivano, scendeva la percezione di essa; solo un esempio, il potere d’acquisto che si è assottigliato rispetto agli anni precedenti ancor più dell’impatto nell’adozione dell’euro. Insomma in poche parole che andavano verso la recessione la gente già lo sapeva, e non c’era bisogno che lo indicasse il mercato dell’auto o quello del lusso ma, quando inizia a comunicarlo il telegiornale o se ne occupa “Porta a Porta” solo per citarne uno, vuol dire che il fatto è veramente grave.
A parte gli scherzi, volevo porre l’accento che tra gli effetti più insidiosi di una condizione come questa è sicuramente la perdita di posti di lavoro e la rabbia è, che molte volte non si tratta di crisi reali ma presunte previsione, in modo che chi gestisce la propria ricchezza non abbia un impatto molto negativo con la crisi e per ripartire a gonfie vele quando tutto sarà tornato alla normalità.
Come auspicavamo qualche articolo fa, interessandoci dei Crac di colossi economici, la speranza è che cambino un po’ le regole del gioco, che veramente diventi una variabile la percezione della gente all’eventuale crescita economica di un Paese anche perché per tirare di nuovo su gli “umori economici”, dovranno attendere che la massa di gente, torni a spendere i soldini, ed a spenderli per cose inutili, marginali perché così si misura l’economia, dagli eccessi.
La buona novella non l’abbiamo potuta annunciare, ma l’impegno d’ogni persona cosciente a mio avviso deve essere di tornare a vedere un po’ il mondo per quello che è, cercando di non distruggerlo molto e “arricchirsi” di tante cose buone che i soldi non potranno mai dare.
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