Un pubblico trasversale ha partecipato ieri sera alla proiezione
del film di Marco Risi sugli ultimi giorni del giornalista ucciso
dalla camorra nel 1985. Una proiezione carica di significato,
così come ha ricordato l’Assessore alla Cultura Antonio Menna
che ha salutato la platea in attesa. Un forte significato, quello
di proiettare gratuitamente il film su Giancarlo Siani, nel
cinema comunale di Marano intitolato a lui nella città dei
mandanti del suo assassinio.
Giancarlo era corrispondente de Il Mattino di Napoli da Torre Annunziata, voleva fare il
“giornalista-giornalista” non il “giornalista-impiegato”, riprendendo le battute del film.
Venne freddato la sera del 23 settembre sotto casa sua al Vomero
con dieci colpi di pistola, aveva ventisei anni. Ma aveva la
consapevolezza del ruolo di chi può mettere al corrente le persone
di ciò che realmente succede. Sapeva la differenza fra giusto e
sbagliato, anche se la prima strada da percorrere è infinitamente
più difficile alle volte, della seconda. Marco Risi lo dipinge proprio
così in questa pellicola, nella sua sconcertante semplicità: una biro
e un taccuino, tante domande e suole delle scarpe consumate. La
sua storia personale, a tratti anche troppo romanzata, si incrocia
con quella dei protagonisti della camorra, rappresentati secondo
l’iconografia classica post-gomorra.
Le ultime battute del film sottolineano come ci siano voluti 12 anni
di indagini e 3 pentiti per assicurare alla giustizia gli assassini di
Giancarlo Siani.
Marianna Sansone


