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Dopo i mutui scatta l’allarme per le carte di credito

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Per farci andare in ferie tranquilli, e per festeggiare spendere qualche soldino in più, verso metà luglio abbiamo iniziato ad annotare quei segnali di ripresa che una volta dati in pasto agli analisti ma soprattutto ai giornalisti, hanno già fatto risalire le Borse mondiali ma soprattutto come cartina di tornasole (termometro) è nuovamente tornato ai livelli di guardia il Petrolio vero indicatore dei consumi soprattutto futuri.

Abbiamo preparato le nostre valigie, se non avevamo prenotato ci siamo affrettati a farlo, (a Ferragosto era sold out ovunque grazie ai “convenientissimi” Last minute) abbiamo ingolfato aeroporti stazioni e strade, pagando il pieno di benzina il doppio rispetto a qualche settimana prima (ndr); poi apriamo il giornale e tutto è come prima! Tanto che ha spiazzato i gestori dell’ottimismo che qualcuno ha dovuto persino rettificare il pessimismo.

A parte la goliardia, l’aspetto che vuole porre l’accento è che dobbiamo con delusione registrare, nulla è cambiato in termini di parametri d’analisi di un’economia sana o viceversa; noi auspicavamo che, approfittando della crisi, cambiassero gli indicatori di “bontà”, rimarremo delusi: l’economia è valutata sempre allo stesso modo, tutto questo movimento ha soltanto mischiato le carte e se i sistemi ciclici funzionano sempre, “nascosta” questa, avremo una serie di buchi che qualcuno a dimenticato di arginare prima che ce ne accorgessimo.

La dimostrazione, è data dai numeri concernenti i finanziamenti non pagati (ricordiamo che tutto è nato con i mutui sub prime) e questa volta a preoccupare sono le insolvenze riguardanti le Carte di Credito e precisamente quelle che consentono la rateazione del debito (come abbiamo in precedente articolo visto che si chiamano Revolving). A parte l’Italia che ha si conosciuto un boom ma è più commerciale che di sostanza; dobbiamo sfatare la convinzione che rispetto agli Stati Uniti, ci siamo esposti meno; discorso che va bene in parte per i mutui, ma no per le carte. L’esposizione tra i Paesi dell’Unione e gli Stati Uniti è praticamente alla pari e se si considera le insolvenze intorno al 7% su una base di c.a. 1.800 miliari di Euro un altro spettro si aggira per l’Europa e per gli Istituti di credito.
Vista la premessa fatta, nulla è cambiato, succederà che con i nostri soldi dovranno tappare questi buchi effettuati dagli Istituti di credito che hanno “scommesso” perdendo su questi prodotti ma a pagare saremo noi poiché il Sistema deve mantenere inalterati gli ingranaggi. Come stiamo vivendo, nulla cambia a parte chi ci va di mezzo e viene licenziato dall’azienda etc. Ma il danno che stiamo facendo alle generazioni future è incalcolabile perché dimezzeranno ancor di più i tempi ciclici tra una crisi e l’altra.
Ma che vi devo dire, i nostri governanti ci stanno insegnando come per la “munnezza” così come per la crisi economica, hanno sempre un asso nella manica da tirar fuori al momento giusto: oddio il sospetto è che si risolvi con i proclami più che con i fatti e allora inutile sprecare tempo e risorse ad analizzare dati, domani leggeremo sui giornali (non il nostro) che c’è chi smentisce la smentita e così all’infinito sin quando si arriverà all’origine filosofica dei numeri e a quel punto non ci resterà da mangiare che parole.

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