PUBBLICITÀ
HomeAttualità e SocietàCittà della scienza cedesi attività

Città della scienza cedesi attività

PUBBLICITÀ

E’ questo il cartello che potremmo trovare fra un po’ avanti ai cancelli dell’ormai famoso museo di Bagnoli, quello che doveva essere il primo punto di rinascita nell’area ex Italsider. Ma i segnali sono sinistri: le allegorie intorno alle macerie della fabbrica si moltiplicano; altro che rinascita da quando è chiuso “Il cantiere” com’era chiamato dai circa 8.500 lavoratori che vi lavoravano è morto anche tutto il territorio circostante e, in futuro,“chi tocca muore”.

Le notizie sono a volte, obiettivamente, semplici resoconti di fatti, ma che riguardando la sfera del nostro territorio ci colpiscono in maniera particolare affondando il coltello nella piaga che non sopporta più il degrado e l’abbandono. Chiaramente è solo una sensazione, il museo è ancora lì e consiglio a tutti anzi forse è il caso che tutti i “produttori di cultura” si mobilitino per invitare la gente a visitare un angolo d’internazionalità sul nostro territorio, ma alla cronica mancanza di fondi verso queste strutture, si aggiunge la mancanza d’interesse da parte delle Istituzioni stesse.

Chiariamo subito che vorremmo che sul territorio ci fossero 10, 100, 1000 Città della Scienza soprattutto nella nostra bistrattata periferia/interland ma in questi anni è diventato sicuramente un punto di riferimento; le scolaresche di tutta la regione e oltre hanno potuto visitare uno dei posti che se rivalutati come si deve possono essere tra gli scorci più suggestivi del mondo (è stata in lizza con Valencia sino alla fine per ospitare la scorsa edizione dell’American’s cup).

In queste ore leggiamo dalle agenzie che finalmente la Regione, che ha debiti esosi nei confronti della Fondazione Idis che gestisce il museo, ha convocato i responsabili per affrontare l’emergenza e nel contempo c’è chi ha proposto di far intervenire privati per sostenere questi “dispendiosi baracconi”; pensare che gli spazi occupati dal museo possano divenire un Outlet, tanto di moda oggi, ci fa rabbrividire. Il finanziamento pubblico della cultura, serve affinché questa possa essere sempre libera di esprimere le conoscenze senza condizionamenti di sorta: ma c’è anche chi dice meglio questo che niente, meglio una strada pulita o riparata e su questo non ci piove, ma meno cultura per le generazioni future, significa anche meno conoscenze e coscienza della propria terra, con la morte definitiva della speranza di un Mondo migliore.

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ