E’ da qualche tempo che dalle pagine di questo giornale, sosteniamo che lì fuori c’è un mondo che gira ad altre velocità, soprattutto dal punto di vista economico, rispetto a quello che ci vogliono far credere. Nel caso specifico, è il colosso dei motori di ricerca su internet Google che contesta i dati forniti dagli Organi Ufficiali americani (Federal Reserv C.p.i.) che vedono l’economia statunitense in ripresa anche dal fatto che c’è una leggera inflazione (prezzo dei beni al consumo in aumento) l’indice su cui ci si basa per le decisioni in materia di politica monetaria, indice che c’è ancora una corsa agli acquisti. Attraverso i dati immagazzinati in tempo reale, infatti, Google, come ha spiegato il suo funzionario che si occupa della materia economica Hal Varian, dalle vendite, attraverso il web ha creato un proprio indice d’analisi (Google Princes Index) che registra da tempo (almeno dopo Natale 2009) una leggera ma contrastante deflazione. Tradotto in termini sempre consumistici vuol dire che per vendere, l’economia americana è costretta a ridurre i prezzi poiché la richiesta si è ridotta altro che salute dell’economia a stelle e strisce.
Ma, non lasciandoci prendere dalla foga dell’analisi, bisogna porre l’accento che gli organi ufficiali, l’istat, americana nel nostro casso, verifica come la nostra, solo alcuni beni scelti, come abbiamo già visto il famoso “paniere” e che i dati sono rilevati attraverso la vendita al dettaglio nei canali tradizionali, i negozi. Google invece analizza tutto ciò che transita, si acquista sul web ma il dato resta pur sempre interessante; lo scostamento è minimo (non sono stati ancora rivelati i dati reali,) altrimenti si tende a credere che si è alla presenza di manipolazioni verso una delle due parti, e non è così.
L’aspetto che ci va in ogni caso di rilevare, è quanto accennato all’inizio: per conoscere veramente come stanno le cose, non bisogna ascoltare una sola “campana”. Questo è vero in tutti i campi e quando questo è dimostrato con i numeri rende la verità più dimostrabile ma soprattutto cadono dei pilastri sino ad oggi ritenuti inamovibili; le due verità differiscono ancora per un aspetto non trascurabile: l’ISTAT fornisce i dati mensilmente verso la metà del mese successivo, il web lo fa costantemente ed in tempo reale la media tra le due realtà forse ci rende un quadro più preciso.
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