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Meldolesi a Giugliano. Convegno sul federalismo

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Si è svolto in una Pro Loco affollata come non mai l’incontro dibattito sulle “difficoltà esagerate” dell’Hinterland a Nord di Napoli, occasione per presentare l’ultimo libro di Luca Meldolesi, “Milano-Napoli. Prove di dialogo federalista”. (Guida Editori, Napoli). Una presentazione affollata e un dibattito intenso per un tema certamente non facile, ma che nello sviluppo del dibattito è parso sempre più sentito e necessario. Moderato da Armando De Rosa, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e introdotto da Tommaso Di Nardo, economista esperto di sviluppo locale già allievo e collaboratore del prof. Meldolesi, il tema è stato trattato dal prof. Antonio Iodice, presidente dell’Istituto S. Pio V di Roma a cui è seguito un intenso dibattito con numerosi interventi dal pubblico e le conclusioni dall’autore del libro, il prof. Luca Meldolesi, docente di Politica economica all’Università di Napoli Federico II.

In quel gioco linguistico tra l’italiano e il dialettale che dà forma all’espressione “difficoltà esagerate” e che titola il terzo capitolo del libro si dispiega un’ulteriore appassionata e sofferta ricerca delle ragioni più profonde che stanno alla radice delle endemiche problematiche di sviluppo del Napoletano alle quali evidentemente Meledolesi, all’Università di Napoli da oltre un ventennio, non si è sottratto, dando alla luce l’ennesimo inatteso e quasi non voluto libro su Napoli, sulle sue difficoltà e sulle sue immense potenzialità. Meldolesi ha esordito affermando come il libro è su Napoli ed è davvero non voluto ed ha concluso sospirando una speranza, quella di riuscire a scrivere un libro davvero voluto su Napoli, un libro esattamente all’incontrario di questo.

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Perché nonostante tutto, tutto quello che si è pensato di fare e si è fatto dal dopoguerra ad oggi Napoli, la Campania e il Mezzogionro d’Italia sono ancora quel che sono? Territori poco o addirittura non sviluppati, elevato tasso di disoccupazione, bassa produttività, modesto tasso di crescita del pil, elevate soglie di povertà e, oggi come non mai, emergenze esplosive che si ripetono ormai a ritmi quasi regolari?

È un perché venuto fuori a più riprese nel dibattito. Un interrogativo centrale nelle parole di Tommaso Di Nardo che ha introdotto il tema soffermandosi in particolare proprio sul terzo capitolo del libro, su quelle difficoltà esagerate che possono sembrare tali nel senso dialettale del termine ma che sono realmente tali nel senso proprio del termine e quindi insopportabili. Allora perché – ha sostenuto Di Nardo – non vengono superate e ritornano a più riprese; perché – ha sottolineato nel suo intervento Antonio Iodice -, la radice epidemica di questo male che si presenta e ripresenta come un virus mutante non viene sradicata definitivamente?

Un intervento appassionato quello di Iodice, da giuglianese impegnato anche in politica e non solo nel mondo intellettuale e culturale, un intervento aperto verso un approccio analitico, quello di Meldolesi, che non trascura nell’analisi il ruolo e l’importanza della storia, di quella stessa storia che ha avuto come teatro l’area giuglianese e che in epoca romana l’ha profondamente segnata, conferendole aspetti e caratteri che si sarebbero poi riprodotti nel tempo, un intervento disponibile verso chi, come Meldolesi e come tanti altri presenti all’incontro, non ha intenzione di fermarsi all’analisi, allo studio della realtà, ma pretende di cambiarla, sapendo proprio che per farlo deve necessariamente impegnarsi a conoscerla e quindi a studiarla.

Anche Iodice non si è soffermato unicamente su un presente che per quanto difficile chiede a gran voce un cambiamento, ma si è confrontato con esperienze più o meno lontane nel tempo, citando la stessa formazione di Agenda 2000, la prima grande vera programmazione dello sviluppo voluta da Carlo Azeglio Ciampi alla fine degli anni ’90, rispetto alla quale poi tante promesse e attese sono rimaste miseramente tradite.

Dalle difficoltà può nascere un riscatto, a patto però di saperle riconoscere per poterle combattere e contrastare, giorno per giorno, sul terreno delle politiche ma anche dei comportamenti, con la partecipazione attiva della società civile ma anche con la responsabilità di chi amministra la cosa pubblica.

Un filo rosso in un ragionamento certamente non facile e non immediatamente comprensibile che Armando De Rosa ha provato a tracciare sin dall’inizio del dibattito, sottolineando l’importanza delle tante iniziative svolte dalle Pro Loco e da ogni altro presidio sociale e culturale che rispetto al territorio può e deve avere un ruolo di primo piano, ruolo che spesso la politica rinnega o trascura per ragioni apparentemente superiori ma realmente ingiustificabili.

All’incontro non ha potuto partecipare il sindaco di Giugliano, l’avv. Giovanni Pianese, che ha delegato per le funzioni di saluto e di testimonianza istituzionale il vicesindaco Antonio Panico. Si è trattato, però, di un saluto non proprio rituale, anzi Panico ha testimoniato un’attenzione non scontata verso un tema apparentemente ostico ma che proprio nell’epoca dell’attuazione del federalismo fiscale può generare un confronto reale per favorirne il superamento.

Ma il federalismo fiscale non è quello che serve, ha sostenuto Meldolesi alla fine del dibattito, perché quello che il governo sta facendo può essere visto come un riassetto fiscale, di funzioni di governo, di spese e di entrate, ma non è un vero federalismo, come quello americano, canadese o australiano o anche come quello svizzero, e come, soprattutto, sembrava volesse fare il Parlamento con la riforma del Titolo V della costituzione nella quale Stato, Regioni, province e Comuni venivano messi sullo stesso piano. Per questo, secondo Meldolesi, il federalismo o è democratico oppure non è. Il libro è dunque anche un manifesto per il federalismo democratico, che potrebbe essere determinante nell’aiutare Napoli, la Campania, il Mezzogiorno d’Italia e la stessa Italia a ritrovare una posizione centrale nel processo di civilizzazione mondiale che proprio da queste parti ha avuto nel passato tappe fondamentali.

Gli italiani, ha sostenuto Meldolesi, a differenza di molti altri popoli europei, sono un insieme di popolazioni unite nel formare un solo Stato, sono gli Osci e gli Umbri, I Sanniti e i Bruzi, i Latini e i Siculi, e tanti altri che hanno abitato le varie e diverse regioni della penisola e che in epoca preromana erano ben identificabili ed erano anche molto presenti nell’economia del tempo, producendo e/o commerciando in quel Mediterraneo, allora cuore del mondo e delle civiltà, merci di ogni genere. È che da qui che bisogna ripartire per disegnare nuovi percorsi di crescita e di sviluppo del paese, dalla multiforme e variegata identità che ci contraddistingue e che può contribuire a una rinascita, un nuovo rinascimento “italico”. In questo quadro Napoli e il Napoletano in particolare può giocare un ruolo importante, se da quelle difficoltà esagerate riesce a trovare le radici di un passato e a credere in un nuovo tempo della storia, dove anche le sfide più difficili si possono vincere.

Antonio Iodice, Antonio Panico, Armando De Rosa e Tommaso Di Nardo insieme ai tanti intervenuti al dibattito hanno mostrato di raccogliere la sfida, per un cambiamento davvero possibile, un cambiamento che sappia dare spazio ai giovani e a chi si impegna direttamente nello sviluppo, a partire proprio dagli imprenditori, merce rara in un territorio che rischia altrimenti una definitiva marginalizzazione dall’economia globale.

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