“Io ho preso parte a diversi fatti di sangue e li ho citati già nei verbali, però ho preso parte agli omicidi di Russo Pasquale, di Alderio Armando e a due tentati omicidi: quello di D’Alterio Raffaella e quello di Fortuna Iovinelli”. Lo afferma Ciro Pianese interrogato dal pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia Nunzio Fragliasso. Due omicidi e due agguati, uno dei quali commesso nei confronti della vedova del boss Nicola Pianese, meglio noto come ‘o mussut. Poi il ruolo di De Rosa: “De Rosa Paride ha sempre avuto un ruolo primario, anche all’allora clan Pianese, e sapendo che questa morte di Nicola Pianese era stata scaturita dal clan D’Alterio, e poi oltre tutto il clan D’Alterio, sapendo appunto questo ruolo primario di De Rosa Paride, mirò ad eliminare anche lui. Per cui, diciamo, è stato una sorta di autodifesa nei confronti dei D’Alterio che volevano eliminare anche lui. Da questo, è nata una lotta alla sopravvivenza che poi ha fatto si che si creasse un clan parallelo. Ovviamente io non posso avere la certezza per poterlo dimostrare in un Tribunale, però, da molte diciamo, mi sia consentito dire, indagini anche da parte nostra, di persone che vivevano in una cittadina e quant’altro, e anche chi era vicino ad ambienti malavitosi, si può dire che la morte di Nicola Pianese è stata decretata e decisa dai parenti”. Ciro Pianese, all’interno della cosca dei De Rosa, si occupava “in prima persona di estorsioni, magari in qualche occasione è servita la mia intermediazione con persone che magari già conoscevo, però il mio ruolo non era quello di occuparmi di estorsioni. Diciamo, la mia appartenenza al clan era una appartenenza non dichiarata, era un ruolo che diciamo giocavo un pò in penombra, e quindi non potevo espormi anche a fare estorsioni e quant’altro. Il mio ruolo principalmente all‘interno del clan De Rosa: io venivo chiamato quando si dovevano commettere agguati”. Il pubblico ministero: “Senta, poiché lei ha detto che il suo ruolo non era manifestato all’interno del clan, chi all‘interno del clan De Rosa sapeva che lei faceva parte del clan De Rosa?”. Pianese: “Guardi, i primi nomi che le ho citato prima, quando si è formato, ovviamente lo sapevano tutti, in secondo luogo poi lo sapeva anche D’Agostino Gennaro e Migliaccio Agostino; qualcun altro, che poi è stato affiliato in seguito, sapeva che ero una persona amica, una persona vicina, ma non un appartenente. Perché questo era il patto che feci, cioè che io sarei stato nella disponibilità del clan, ma non si doveva sapere in giro, neanche tra altri affiliati nuovi. Io mi interessavo di sapere se c’erano affari immobili e se venivano anche portati a termine da terze persone, ovviamente per uno scopo estorsivo successivo”. De Rosa fu presentato a Pianese dal defunto boss ‘o mussut come suo referente. Dopo la morte del capocosca, Pianese incontrò De Rosa: “Abbiamo parlato della situazione che si era venuta a creare a Qualiano, Paride De Rosa mi confidò che aveva problemi di sopravvivenza perché comunque il clan D’Alterio, perché poi è diventato clan D’Alterio dopo la morte di Nicola Pianese… questo clan D’Alterio era intenzionato ad eliminare anche lui, e mi spiegò anche che gli fu teso un agguato, però lui se ne accorse e quindi ebbe il tempo di allontanarsi, e poi io gli spiegai della mia posizione: che mi stavano chiedendo una estorsione, e a questo poi si unì anche Salvatore De Marino, che anche lui era diciamo oggetto di richieste estorsive. E quindi parlammo ognuno un pò di questa situazione che si era venuta a creare intorno a noi”.
(M.F. Cronache di Napoli il 13/11/10)
Pianese «La mia appartenenza al clan De Rosa non era dichiarata, un ruolo che giocavo un pò in penombra»
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