Poche ore ancora, e poi sul tavolo del prefetto di Caserta arriverà la pratica Castelvolturno. Cioè, la nota con la quale la Procura antimafia trasmetterà gli atti allegati all’ordinanza di custodia cautelare del giudice Alessandro Buccino Grimaldi. Nel fascicolo, che probabilmente sarà anche oggetto di discussione in sede di comitato della sicurezza e dell’ordine pubblico, verrà ricostruita secondo l’ottica della Dda e del gip la storia amministrativa di quel Comune a partire dal 2000: il ruolo degli amministratori che si sono succeduti nel palazzo municipale, dei funzionari comunali, degli impiegati, in relazione ai rapporti con il clan dei Casalesi e con alcuni imprenditori privati i cui interessi hanno avuto la prevalenza rispetto a quelli pubblici. L’ordinanza cautelare notificata al killer Giuseppe Setola, al suo autista Davide Granata e all’imprenditore Tammaro Diana è, appunto, un pezzo di storia amministrativa che va ad agganciarsi a quella raccontata in due decreti di scioglimento del consiglio comunale, datati 1992 e 1998. Nel primo, furono accertati numerosissimi episodi di «disordine amministrativo» tali da rendere ingovernabili il Comune castellano e il territorio. Il 14 settembre del 1998, un anno dopo l’elezione di Antonio Scalzone a sindaco, lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche: due anni di commissariamento straordinario obbligato, aveva scritto l’allora prefetto di Caserta Goffredo Sottile, in quanto il programma di quella giunta tendeva «a soddisfare interessi particolari che sono di ostacolo al buon andamento e alla trasparenza dell’azione amministrativa e che costituiscono terreno fertile su cui potrebbero innestarsi altri interessi e ulteriori condizionamenti». Era il risultato dell’ispezione disposta dal ministro dell’Interno in seguito alla sospensione per ineleggibilità di due assessori, Rocco Russo e Rocco Traettino, reintegrati dal Tar ma pur sempre condannati in via definitiva. C’erano anche altri nomi chiacchierati in consiglio comunale e negli uffici. Per esempio, Luigi Russo, processato per odio razziale; Francesco Letizia, che era stato coinvolto, anche in un passato recente, in alcuni episodi (compresa la gambizzazione del direttore della Fondazione Bianchi) dai contorni mai completamente chiariti; Giuseppe Gravante, figlio e fratello di Maria Falco e Raffaele Gravante, pure accusati di odio razziale. I nomi dei fratelli Gravante compaiono anche nell’ordinanza di Alessandro Buccino Grimaldi, in relazione al ruolo svolto nella Secur Sud, istituto di vigilanza privata di fatto controllata – sostiene la Dda di Napoli – dal clan dei Casalesi. Nel 1998, dunque, il ministro dell’Interno aveva dichiarato conclusa dopo appena otto mesi l’esperienza amministrativa di Antonio Scalzone e del «Patto del buon senso», come era stata battezzato il cartello di centrodestra che il 16 novembre del 2007 aveva portato l’esponente di Forza Italia a stravincere al primo turno, con il 70 per cento dei voti. A quel tempo lui aveva gridato al complotto, rivendicando la primogenitura delle battaglie per la legalità. Scalzone, rieletto nel 2000 dopo il biennio di commissariamento antimafia, è tornato a sedere sulla poltrona di primo cittadino nella scorsa primavera, succedendo a Francesco Nuzzo. Sono entrambi accusati di concorso esterno nell’associazione camorristica, oltre che di altri reati aggravati dal favoreggiamento della camorra. Indagati anche l’ex vicesindaco di Nuzzo, Lorenzo Marcello; gli ex assessori Antonio Rainone, che è pure direttore sanitario della clinica Pineta Grande, e Antimo Traettino; i fratelli Gravante; un gruppetto di funzionari comunali; mezzo comando dei vigili urbani, capo e vice in testa. Tutti insieme, sostiene la Procura antimafia, per il governo del territorio e degli appalti relativi alla valorizzazione del litorale, un affare da oltre duecento milioni di euro. Ma se il consiglio comunale di Castelvolturno traballa in maniera vistosissima, non è in maggiore equilibrio quello di Santa Maria Capua Vetere. In Prefettura arriverà, infatti, anche l’altra ordinanza di custodia cautelare, quella che ieri ha colpito Francesco Cecere, consigliere comunale in quota al Pdl (era stato eletto nell’Udeur che sosteneva la giunta Giudicianni), accusato di usura aggravata dal metodo mafioso. Sarà surrogato dal primo dei non eletti, Gianfranco Corvino, già assessore della giunta Iodice e al centro di altre polemiche. Nel 2008 era stato costretto a dimettersi il vicesindaco Massimiliano Natale, il cui padre era stato coinvolto nella terza tranche del processo Spartacus.
Rosaria Capacchione
Il Mattino il 17/11/2010
Due cordate per un megastore guerra a colpi di favori e tangenti
Carta vince, carta perde. Chi offre di più? Ed ecco che sul piatto arrivano centomila euro, un terzo della somma promessa. Un altro giocatore rilancia con l’appalto per la vigilanza alla clinica Pinetagrande da affidare alla Secur Sud, e un posto di lavoro in sovrapprezzo. Forse, anche una casa. Due cordate, due gruppi economici che si scontrano a Castelvolturno per conquistare una licenza, il nulla osta alla costruzione di un centro commerciale che servirà l’utenza di Licola, Varcaturo, Pinetamare: soprattutto d’estate, una miniera d’oro. Serve il Siad, il certificato comunale. È destinata, quell’autorizzazione, a una delle società della famiglia Coppola, che in località La Piana sta costruendo un grande centro turistico e una campo da golf a 18 buche. La pretende anche la famiglia Diana, che a Villa Literno gestisce il Top Market e che, alla fine della storia, riuscirà ad aprire il megastore Giolì. È questo l’affare ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Alessandro Buccino Grimaldi, che ha parzialmente accolto le richieste della Dda di Napoli a conclusione di un’indagine sul patto politico-mafioso a Castelvolturno. Vicenda accennata dai collaboratori di giustizia (Luigi Guida, Gaetano Vassallo, Massimo Iovine) ma documentata attraverso le parole dei protagonisti, registrate in centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali. Si sfoga Mosvaldo Caterino, uno dei consiglieri comunali dei quali si sta cercando di comprare il voto: «Il sindaco è solo un simbolo a Castiello, poi i patti con gli imprenditori, i patti con la gente, i patti con i consiglieri li prende il vicesindaco, non li prende il sindaco». Il dominus della politica urbanistica e commerciale a Castelvolturno, dunque, è Lorenzo Marcello, come l’altro indagato per associazione camorristica. A lui Caterino si riferisce chiamandolo «parrocchiano», parroco cioè. L’approvazione del Siad diventa il casus belli, il motivo di dimissioni annunciate, ritirate, minacciate. Qualcuno non vuole allinearsi e fa l’impossibile perché il piano di commercio e il piano regolatore viaggino di pari passo, andando a beneficio del territorio e non di uno solo, cioè di Coppola. Ma il sindaco Francesco Nuzzo, il magistrato che aveva messo la legalità al primo posto del programma, non la pensa così. Anzi, si spinge fino a denunciare al prefetto di Caserta che alcuni consiglieri «sarebbero stati contattati dai rappresentanti della società Top Market, gestita dalla famiglia Diana, collegata ad elementi di criminali di spicco, per ottenere modifiche al suddetto piano al fine di consentire ulteriori insediamenti legati alla grande distribuzione». Interrogato dalla Procura su questo tema, non fa però alcun cenno ai Diana e ai tentativi di infiltrazione della camorra. In quei giorni Lorenzo Marcello stava trattando proprio con i Diana per la concessione di una delle due licenze previste, in cambio di una tangente di trecentomila euro. Parlando con i figli, Antonio Diana dice: «Se questo, il vice sindaco, vuole i soldi… e voi non glieli date. Questi ve li manda tutti i giorni per fare i controlli. Andate a denunciarli». Francesco Nuzzo, che anche ieri ha ribadito la sua innocenza paragonandosi a Enzo Tortora, secondo il giudice aveva, dunque, «un rapporto di colleganza del tutto censurabile tra un amministratore comunale, peraltro anche magistrato ancora in servizio come il Nuzzo che dovrebbe fare gli interessi della collettività di Castelvolturno e invece si adopera per agevolare un privato, come l’imprenditore Coppola, per fargli ottenere una indebita agevolazione». Un rapporto «intimo», come quello dello stesso Lorenzo Marcello. La prova è nella vicenda Holiday Inn, raccontata nel provvedimento. Ovvero, il distacco per morosità della fornitura idrica all’albergo ad opera della Multiutility Volturno. È il novembre del 2008 quando sindaco e vicesindaco ricevono da Cristoforo Coppola e dal figlio Francesco due telefonate inviperite: come aveva osato, la municipalizzata, mettere i sigilli alla condotta? I due amministratori si spendono in prima persona per l’immediato riallaccio, anche in mancanza del pagamento.
Rosaria Capacchione
Il Mattino il 17/11/2010