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Mostra di pittura «Qualiano Arte e Storia»

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Nell’ambito della tradizionale festa rionale della Madonna del Carmine, giovedì 14 luglio, si svolgerà una mostra collettiva di pittura dal tema: “Qualiano arte e storia”
Un’interessante mostra di pittura che, durante l’edizione dello scorso anno, ha registrato un discreto interesse in un pubblico affascinato, in modo particolare, dalle pubblicazioni storiche del sottoscritto su Qualiano e sull’agro giuglianese e da una mostra di vecchie foto che ritraevano personaggi singolari del quartiere che onora la Madonna del Carmine : Via Camaldoli, con scene di preparazione della mitica “ricotta di fuscella” che ha animato la città di Napoli per oltre un secolo, con la presenza dei venditori del classico panino con la ricotta.
L’elemento centrale di questa manifestazione civile-religiosa è rappresentata dalla “Sagra della Ricotta di Fuscella”, giunta quest’anno alla sua 22a edizione.
E’ d’obbligo, a questo punto, una digressione in merito alla festa: la ricotta e i suoi venditori, elementi indispensabili per comprendere tale manifestazione storica.
Nell’antica contrada Via Camaldoli, si ammira un’edicola votiva, raffigurante l’immagine della Madonna del Carmine.
Sono oltre 80 anni che si rinnova questa tradizionale festa civile- religiosa in onore della Madonna del Carmine, nello storico quartiere di Via Camaldoli, l’antica area urbana del primo insediamento di Coliana (Qualiano), sorta a ridosso della Chiesa parrocchiale di S. Stefano ( X secolo).
Questa ricorrenza anima l’antica contrada dal 4 marzo 1927, come si legge ai piedi dell’edicola votiva dipinta a smalto (restaurata nell’anno 2006 dall’artista Stefano Capasso) e realizzata dai venditori di ricotta-tipico formaggio fresco- in segno di devozione alla Madonna del Carmine, che si venera nella chiesa omonima in Piazza del Carmine, a Napoli.
I ricottari- antico mestiere dell’ottocento- erano venditori di ricotta, genuino prodotto ricavato dalla lavorazione del latte di pecora, che concentrandosi in quest’ area storica di Qualiano, tutte le mattine si recavano nella città di Napoli, a Piazza del Carmine, per poi irradiarsi in ogni parte della città.
Un singolare mestiere quello del “ ricottaro”, tipico del modesto centro agricolo di Qualiano, che in quegli anni – fine settecento- si caratterizzava con un un’economia esclusivamente agricolo- pastorale.
Vi erano oltre 200 capi di pecora, 3 montoni e 35 capre, per una popolazione di circa 800 abitanti, distribuiti su di una superficie territoriale di 5,28 kmq.
Oggi, purtroppo, di questo antico mestiere, è vivo solo il ricordo, perché l’attività artigianale è stata travolta dal processo tecnologico e dalla penuria di una genuina materia prima: il latte di pecora.
Ritornando alla mostra collettiva di pittura, essa ha registrato la presenza di pittori locali, del Gruppo Artistico Coliana e di due singolari presenze del circondario: città di Marano.

Il gruppo artistico Coliana ha presentato:

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Stefano Capasso, un pittore che va visto per la sua esuberanza coloristica spinto da fermenti creativi pregnanti di realismo sociale. Un mondo interiore tumultuoso ed irrequieto, riesce a trovare le sue naturali inclinazioni attraverso l’arte: pittura, scultura e poesia.

Biagio Cerchia, che conduce nelle sue creazioni, operazioni figurative e sentimenti poetici con fatture coloristiche di natura emozionali, tesa ad una perfezione tecnica, intesa come elemento primario ad ogni operazione visiva.

Antonio Giglio, un temperamento fauve, che riesce a sintetizzare con padronanza di colore-emozione-idea, nuove sollecitazioni figurali. Nelle sue tele si integrano luminosità, aggressività cromatiche e freschezze d’ espressioni: i cardini essenziali sui quali vibra la sua produzione.

Biagio Conte, le sue tele sono organizzate a campiture di colore-oggetto aggressivo, tenute su da morbide tonalità. La sua natura di profondo osservatore della realtà sociale che avvolge ed integra l’artista, prevale su tutte le altre caratteristiche di cultura: la condanna dei mali sociali,

Giovanni Sabatino, spinto da un’innata passione per l’arte, riscopre nel trinomio pittura, scultura e architettura la sua completa estrinsecazione. Le sue opere non sono sempre di facile contenuto: la difficoltà è di riordinare tutto quello che abbiamo recepito, senza nulla tralasciare; nelle sue creazioni c’è tutto un discorso antropologico profondo ed analitico.

Stefano Treccagnoli, le sue tele sono pervase da una profonda pacatezza trasognante di tocco quasi trasparente: un dialogo con la natura con spunti di poetica dolcezza. E’ un’artista che ha una matrice contemplativa nonostante il suo carattere fiero e indomabile; caparbio e perfezionista: i risultati si vedono.

Luigi Abate, elemento inconfondibile è la tecnica della pittura a spatola, colori caldi e oggetti d’altri tempi nelle tele di un artista che punta al ritrovamento di percezioni antiche, nascoste, impresse nella mente, ma immediatamente vive quando si osserva uno dei suoi dipinti.

Le artiste di Marano:

Enza Ricciardi, dalle sue tele traspare una trasognante atmosfera metafisica, penetrante ma sottile, svolge un dialogo con la natura che ha spunti di dolcezza poetica. Vi è in fondo nelle sue tele, misticismo e profonda spiritualità.

Elvira Evi, un’artista che equilibrando cromatismo e forma, si colloca nel suo mondo di sentimenti, di passioni e di trepidazioni sociale. Analizzando la sua produzione di chiaro impianto figurativo, notiamo come questa sia frutto di uno studio accurato e laborioso.

Arch. Giovanni Sabatino

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