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lunedì, Giugno 17, 2024
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Giugliano: le tracce del passato deturpate dal cemento

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Nonostante le tracce del passato siano state deturpate o cancellate dal cemento stratificato soprattutto negli ultimi decenni, la memoria di chi è nato o è vissuto a Giugliano ci può aiutare a disegnare, come in un film Luce, le antiche strade che percorrevano lo spazio che va dalla via Appia al Corso Campano, fino a via Domitiana.
Lo facciamo insieme al prof. Pasquale Palma, che in queste strade ha trascorso la sua infanzia e adolescenza. Il prof. Palma ricorda come, partendo dalla via Appia, attraverso le Colonne di Giugliano, arriviamo fino al rettilineo del Corso Campano, che un tempo, prima cioè che si dilatasse, attraversava l’intero abitato delimitato da una parte dalla Chiesa di S. Nicola, dall’altra da quella dell’Annunziata. Qui si era costituito in passato l’abitato urbano di Giugliano. Qui i maggiori nuclei storici della cittadina: la Chiesa della Madonna delle Grazie, del 1118, la Chiesa del Purgatorio, del XVII sec., e il vicolo “Giuglianello”, con tracce di opus reticulatum presenti fino a non molti anni fa.
L’ampliamento più significativo dal punto di vista culturale e linguistico, oltre che urbanistico, risale all’insediamento dei Cumani sfollati in seguito alla cacciata dei Saraceni da Cuma ad opera dei Napoletani(1207 ca.). Gli sfollati si stanziarono lungo la strada ortogonale al Corso Campano, che giunge fino a Piazza Matteotti, quella che ancora oggi si chiama via Cumana. Le tre etnie, quella di origine neolatina dei primi insediamenti, quella importata dai Cumani, e un dialetto osco lungo la strada che porta ancora oggi il nome di Campo-oscino, fino agli anni ’50 del ‘900 consentivano di distinguere tre parlate con differenze linguistiche rispetto ai dialetti dei paesi limitrofi, oggi non più individuabili.

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