Questa notte i Carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna (NA) hanno arrestato 66 persone, tutte affiliate al clan camorristico dei “Pianese – D’Alterio” operante a Qualiano e nell’hinterland a Nord di Napoli, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina, spaccio di stupefacenti, violazione alla Legge sulle armi e altro e destinatarie di ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Nel corso dell’operazione è stata catturata, Raffaella D’Alterio, detta ‘a Miciona’ la donna che si era messa a capo del clan dopo l’uccisione del marito Nicola Pianese, con lei è finita in manette la figlia Costanza.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno documentato alleanze dei “Pianese” con i “Mallardo” di Giugliano e i “Bidognetti” e “Schiavone” di Casal di Principe, scoperto le dinamiche che avevano originato contrasti nel clan “Pianese” culminati con l’omicidio del reggente e tracciato le fasi della conflittualità tra i “Pianese – D’Alterio” e i “De Rosa” per il controllo di un ingente volume di estorsioni e rapine ai danni di imprenditori, spaccio di stupefacenti e contraffazione e spendita di banconote false.
Sono stati sottoposti a sequestro beni immobili (il bar Punto Giotto, concessionarie di auto, supermercati, abitazioni e un autolavaggio) e mobili (conti correnti e auto di grossa cilindrata).
Alle 11 di questa mattina, nella procura di Napoli, è stata organizzata una conferenza stampa per illustrare le indagini e i risultati inerenti l’operazione contro il clan Pianese – D’Alterio.
Si salvò da un agguato. Raffaella D’Alterio vedova del boss Nicola Pianese detto «’o mussuto» rimase ferita alla spalla da alcuni colpi di pistola esplosi contro di lei dai sicari che volevano ucciderla, il 17 febbraio del 2009, mentre si trovava in via Di Vittorio, a Qualiano. La donna si trovava alla guida della propria vettura, una fiat Panda, a pochi passi dalla sua abitazione. Miracolosamente, Raffaelle D’Alterio, subì solo danni lievi: fu condotta all’ospedale San Giuliano di Giugliano. Almeno uno dei proiettili sparati dai killer la centrarono centrata alla spalla destra. Se la cavò con 15 giorni di prognosi. I killer che agirono travisati da caschi integrali, in pieno stile camorristico, aprirono il fuoco a distanza ravvicinata. Il luogo è lo stesso dove l’8 novembre del 2006 venne freddato da sicari nascosti in un’autoambulanza Pasquale Russo detto «’o cartunaro». Gia’ in passato, infatti, lungo questa importante arteria di collegamento tra vari comuni del giuglianese e il litorale, sono stati uccisi altri uomini nell’ambito della faida che ha visto coinvolti le opposte fazioni, scissioni di un unico clan all’indomani della morte del marito della donna ferita.