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Marano: il collettivo studentesco in piazza

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Collettivo Studentesco di Marano in piazza:

Nella forte corrente di protesta che sta percorrendo tutte le scuole italiane a causa del famigerato “ddl
Aprea”, anche le scuole del comune di Marano di Napoli non sono da meno: infatti è dal 26 novembre che
l’Istituto Superiore Statale Carlo Levi si trova in cogestione.

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La scelta, appoggiata dal Collettivo Studentesco di Marano, è stata quella di non ricorrere
all’occupazione:<>.

Si è scelto dunque di dare il via ad attività, discussioni e lezioni sui temi di informazione fondamentali, sia
a livello territoriale che a livello nazionale: l’obiettivo è di sensibilizzare gli studenti su argomenti come le
mafie, le discariche(tema molto sensibile per il comune di Marano) e le politiche sulla scuola pubblica.

Tuttavia l’operazione stavolta non vuole essere circoscritta al solo edificio scolastico: il rischio che
questa cogestione sia vista come la solita “perdita di tempo prima delle festività natalizie” ha portato gli
organizzatori a pensare di uscire in piazza per diffondere le ragioni degli studenti. Nella mattinata di sabato,
infatti, il Collettivo ha deciso di promuovere un’iniziativa in piazza della Pace, cercando di coinvolgere non solo tutte le scuole di Marano, ma anche genitori, professori e, perché no, gente di passaggio. Sfortunatamente il maltempo ha costretto gli organizzatori a spostare l’evento sotto la galleria Granata(in prossimità di piazza della Pace): ovviamente il temporale ha anche diminuito la partecipazione, che però è stata comunque soddisfacente.

A prendere per primo la parola è stato Daniele Maffione, dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani
(ANPI), che, dopo aver fatto una panoramica sul periodo fascista e sui partigiani, ha proseguito parlando
della presenza ancora forte di certi movimenti fascisti, diffusi soprattutto in quei territori dove i malesseri
sociali possono essere strumentalizzati. Maffione ha poi difeso la scuola pubblica, definendola “una
conquista di massa” da proteggere e soprattutto da non dimenticare: secondo il membro dell’ANPI, infatti,
non è possibile pensare il futuro dimenticandosi della storia e delle conquiste ottenute durante il XX secolo.
Maffione ha poi citato il secondo comma del terzo articolo della Costituzione italiana, proprio per infondere
negli studenti la consapevolezza che i propri diritti, e in particolare il diritto allo studio tanto martoriato
negli ultimi anni, devono essere tutelati dallo Stato. A seguire c’è stato l’intervento della professoressa
Nuvoletta, insegnante di psicologia al Carlo Levi che sostiene la cogestione. La Nuvoletta ha esordito
parlando della crisi e di ciò che quest’ultima sta provocando all’istruzione italiana: è stato fatto l’esempio
dei fondi per la progettazione extracurricurale, ancora non distribuiti quest’anno, che servono per le attività
aggiuntive. Secondo la Nuvoletta l’obiettivo è “far scomparire l’arma più potente, la cultura”. Ma nelle
parole della professoressa c’è speranza, perché “la crisi vuol dire anche opportunità”: forte è stato l’appello
agli studenti, che “devono essere i partigiani di oggi” e devono cercare di continuare la cogestione dentro
se stessi, come sentimento interiore, e di diffondere informazioni e problemi grazie allo strumento dei
social network.

Alla fine degli interventi, molte sono state le domande da parte degli studenti presenti, e una su tutte
ha portato la discussione su una problematica forte, ossia la crisi della politica italiana. La domanda
infatti è stata:”Esiste ancora una differenza tra destra e sinistra?”. A rispondere è stato Maffei, il quale ha
sottolineato che la differenza non è venuta meno nella società, che certe differenze di valori rimangono:

l’importante, soprattutto per i giovani, è portare il proprio contributo nella discussione. L’interesse
mostrato nel dibattito da parte degli studenti la dice lunga, e la stessa cosa si può dire della loro capacità
di informarsi: tutti sapevano di cosa parlasse il ddl Aprea, e ovviamente tutti erano contrari al pericolo
di “aziendalizzazione” delle scuole pubbliche e della trasformazione del ruolo del preside in una specie
di “amministratore delegato”. Diverse però le percezioni sull’utilità di un atto come la cogestione: c’è chi
non vuole illudersi, e pensa che tutto ciò non basti per informare e sensibilizzare gli studenti, mentre chi
era scettico all’inizio, ma poi di fronte alla reale occasione di confronto e di dialogo, ha incominciato a
pensare che se gli studenti sono uniti, allora “la speranza c’è”.


Di Giancarlo Bottone

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