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venerdì, Aprile 19, 2024
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Giochi senza frontiere

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Il titolo ci sembra quanto mai adatto alle ultime vicende, nazionali ed estere, che all’ordine del giorno, portano la questione della Convenzione europea, ovvero, la commissione che dovrà scrivere la “Carta costituzionale europea”, composta dai rappresentanti di ogni nazione.
Nell’antico testo biblico, si legge che Dio punì gli abitanti di Babilonia, facendoli parlare lingue diverse, impedendo loro la comunicazione.
Oggi sembra ripetersi la stessa vicenda, come punizione di un Dio che interviene, questa volta, per creare difficoltà di “interpretazione” del “Trattato di Laeken”.
Tutto nasce proprio a Laeken, città belga dove a termine di un vertice, fu scritto il trattato, che regolamenta la composizione dei rappresentanti della “Convenzione” e i poteri che dovrà avere. Il testo tradotto nelle lingue: italiano, francese, tedesco e spagnolo non lascia dubbi all’interpretazione di Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio, e di Silvio Berlusconi, attuale presidente, che: la volontà espressa dalla Commissione europea sulle nomine del Presidente e dei vicepresidenti della Convenzione, non è rappresentativa dei governi di provenienza, ma lascia ai rispettivi governi la nomina dei propri rappresentanti; quindi, Amato nel nostro caso, non rappresenta il governo italiano, ma la Commissione Europea, per cui, Berlusconi può ancora giocare la sua carta e inviare un proprio rappresentante.
L’interpretazione ci sembra più che corretta, ma lo stesso testo tradotto in olandese lascia un ampio margine di ambiguità, che a suo tempo, fornì buoni motivi per giustificare l’iniziativa di Verhofstadt, il quale, all’indomani del vertice di Laeken, dichiarò che Italia e Belgio erano d’accordo per considerare i due vicepresidenti della Convenzione come loro rappresentanti.
Amato è su tutte le furie, perché come socialista, non si sente di rappresentare un governo di destra e Berlusconi a sua volta, non ritiene che Amato possa rappresentare il governo: entrambi d’accordo quindi.
Se l’Italia sarà costretta a rinunciare ad inviare un proprio rappresentante, allora il governo ritiene di sostituire il gia’ vicepresidente Giuliano Amato con Gianfranco Fini, attuale vicepresidente del consiglio e da qui hanno inizio i “Giochi senza frontiere”!
Germania, Olanda e Svezia sono contrarie ad una nuova nomina: «basta Amato!» quindi “altolà a Fini.”
Tornando in casa nostra e precisamente alle dichiarazioni di qualche giorno fa di Fini e Bossi, riesco adesso a capire il senso della rapida, quanto strana, “evoluzione” degli ideali dei due, che in modo ancora più spettacolare, avveniva contemporaneamente; da un lato Bossi doveva convincere la Giunta per le autorizzazioni a procedere, che si era pentito di aver offeso la bandiera italiana, quindi la sua “purificazione” era già avvenuta e un processo non sarebbe stato necessario. Fini dal canto suo, aveva bisogno di portare a termine il suo processo di “beatificazione” dissociandosi dalle sue stesse parole, pronunciate al congresso di Fiuggi nel ’94, dove considerava Mussolini il più grande statista di tutti i tempi. Oggi Fini cita Giolitti, De Gasperi. E Mussolini?… «un errore!»
Comprensibile l’atteggiamento di Bossi: la paura fa 90! Ma proprio non mi va giù che Fini, pupillo di Almirante, il “figlio della Lupa”, oratore di struggenti comizi che evocavano il Duce e coinvolgevano migliaia di nostalgici “camerati” in camicia nera e manganello, ecc… ecc…, oggi si debba sentire pronto per rappresentare l’Italia in una Europa che mantiene ancora forte il ricordo del dramma Nazi-Fascista che uccise in modo atroce sei milioni di esseri umani… anche in Italia!
Mussolini in un discorso al “Popolo” annunciò che «la superiorità della nostra razza su quella ebrea era un dato di fatto — quindi — tutti gli ebrei dovevano essere “deportati”, privati di qualsiasi libertà!» Tutto ciò è avvenuto poco più di 50 anni fa!
Pochi di noi (non certo io e la mia generazione) hanno ancora il ricordo di quelle vicende, ma abbiamo avuto in eredità una dura lezione che non possiamo dimenticare. Apprezzo il pentimento di Fini e aggiungo: «era ora!», ma ammetto che sembra un po’ strano che avvega adesso: piuttosto sembra che Fini sia stato costretto ad ammettere i suoi errori, in virtù di una nomina rappresentativa europea.
Alessandra Mussolini stessa ammette che Fini l’ha “spiazzata”; lei proprio non se l’aspettava. Anche la moglie di Giorgio Almirante, che lo considerava “un figlio”, proprio non riesce a credere alle sue orecchie.
Capisco quindi la preoccupazione di molti su una nomina di Fini, ma non per la persona, sia chiaro, per le ideologie che ha rappresentato fino a ieri e sono sicuro che nel cuor suo conserva ancora.
Bossi e Berlusconi accusano continuamente le sinistre europee (quelle più esterne) di essere “Staliniste”, bene, allora si consenta alle sinistre di considerare le destre europee “Nazi-Fasciste”, altrimenti “si gioca” a senso unico?
Fini per la storia rappresenta l’ex Fascismo; tutti di AN sono rappresentativi di quella ideologia e cito La Russa, Storace, Gasparri, il repertorio è pieno di discorsi che inneggiano alla Repubblica di Salò e al padre Benito Mussolini, basta tirarli fuori dagli archivi.
Di fronte al Governo italiano sia aprono due strade. Può seguire la via del consenso, e dunque lunedì, quando si deciderà, cercare di mettere d’accordo tutti, rassicurando quanti sono inquieti per la presenza del leader di AN e magari facendo qualche concessione per mettere a tacere i più restii. Oppure può tentare di mettere gli altri governi di fronte al fatto compiuto: notificare la propria decisione di delegare Fini alla Convenzione e andare avanti ad oltranza senza accettare obiezioni e senza guardare in faccia a nessuno.
In questo modo lascerebbe agli altri la responsabilità di porre un freno e di far “deragliare” tutto il processo della “Costituente”. Ciò comporterebbe la riapertura di tutti i giochi e chiuderli non sarebbe ne facile, ne rapido.

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