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martedì, Aprile 16, 2024
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Critiche all’Ulivo e ai suoi dirigenti

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Da un sondaggio sul Corriere della Sera, risulta che il 90% dei votenti è daccordo con il “j’accuse” di Nanni Moretti ai dirigenti dell’Ulivo, lanciato nella manifestazione di sabato scorso in Piazza Navona intitolata: LA GIUSTIZIA E’ UGUALE PER TUTTI.
Nanni Moretti chiede la parola e lancia ai dirigenti dell’Ulivo Rutelli, D’Alema e Fassino, l’accusa che riportiamo di seguito in un articolo di TERESA BARTOLI:

Moretti all’attacco. E la sferzata gela l’Ulivo

«Noi, mi dispiace dirlo, con questa classe dirigente non vinceremo mai»: con passione e concitazione, quando il sole è già calato alle spalle di piazza Navona, Nannni Moretti chiede ed ottiene la parola conclusiva della manifestazione «la giustizia è uguale per tutti». Doveva essere il primo appuntamento ”di lotta” e di ripresa dell’Ulivo appena riunito e rilanciato, è stata l’apertura di un drammatico «processo di base» al vertice della coalizione. Perché il regista di «Diario» e «Aprile» non è isolato: lo dicono gli applausi della folla – circa cinquemila, alla fine, le persone – lo dicono altri interventi della ”società civile” di sinistra.
Sul palco, alle spalle del regista, ci sono tutti: Francesco Rutelli e Piero Fassino, Massimo D’Alema e Pierluigi Castagnetti, Antonio Di Pietro e Armando Cossutta, Willer Bordon e Giuseppe Ayala. Rutelli e Fassino hanno parlato per ultimi, uno dopo l’altro, quando Moretti chiede la parola: «A tratti mi ero sentito ottimista, ma poi ho sentito gli ultimi due interventi e ho capito che questa serata è stata inutile. Il centrosinistra per vincere dovrà saltare tre o quattro generazioni? Berlusconi fa il pieno del suo elettorato, parla alla pancia degli elettori dl centrodestra. I leader dell’Ulivo non sanno più parlare alla testa e al cuore della gente. La ”burocratia” che sta alle mie spalle non ha capito nulla di questa serata. Noi con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai e mi dispiace molto perché io continuerò a votare per l’Ulivo».
Mentre D’Alema scivola via dal palco e gli altri dirigenti restano impietriti scuotendo appena la testa, Moretti non ha finito, perché è colpa della sinistra se Berlusconi «ha questa enorme maggioranza: gliel’ha data l’Ulivo facendo una campagna elettorale timidissima, non gestendo l’unità e non riuscendo a fare il proprio mestiere». Infine, un consiglio: «Io con Rifondazione proprio non riesco a parlare, ma il loro mestiere è fare politica, è cercare di presentarsi insieme a Di Pietro, insieme a Rifondazione e ad altri partiti. Insomma facciamo che questa serata non sia stata proprio inutile».
C’è chi applaude apertamente, chi fa il gesto di Tafazzi, personaggio tv famoso perché si flagellava i genitali con un randello. Epiteto che Di Pietro, balzando al microfono traduce in un «se continuiamo a spararci così addosso non andiamo da nessuna parte». Ma come Moretti la pensano in molti visto che quando conclude salutando «il nuovo leader della sinistra Pardi» la piazza si spella le mani. Perché il professor Francesco Pardi – uno degli organizzatori della manifestazione – poco prima aveva scaldato il cuore ulivista snocciolando i tanti errori compiuti dal centrosinistra dopo la vittoria di Prodi: «Berlusconi è al potere per l’insipienza della nostra classe politica», «i guai della sinistra» ha detto Pardi nato il 25 aprile del ’45 («vorrà pur dire qualcosa») «sono cominciati con la Bicamerale», «e l’errore più grande del centrosinistra è stato quello di non promuovere la legge sul conflitto d’interessi». Come lui, Giovanni Bachelet, anche lui professore universitario, figlio di Vittorio ucciso dalle Br, riscuote consensi leggendo il programma dell’Ulivo del ’96: «Perché questo amarcord? Perché opporsi credibilmente alle enormità che questo governo sta compiendo nel campo della giustizia è possibile solo se ci chiediamo perché, quando eravamo al governo, non abbiamo fatto quello che c’era scritto nel programma».
Interventi, soprattutto quello di Moretti che cambiano completamente il segno della giornata: «È un grande intellettuale che ha espresso legittimamente delle critiche, non è detto che capisca anche di politica» taglia corto Rutelli. Fassino aggiunge: «Non è con la disperazione che l’opposizione diventa più credibile. Né con la denigrazione dei suoi dirigenti che si aiuta l’Ulivo a uscire dalle difficoltà». I due, tra gli applausi, avevano chiamato l’Ulivo alla riscossa, promettendo unità ed ancora unità. Avevano attaccato Berlusconi e difeso «la giustizia uguale per tutti», avevano premesso di tornare ancora presto in piazza. Ma le prime avvisaglie di quel che stava per accadere si erano già avute quando Rutelli, parlando del conflitto d’interessi, aveva annunciato che l’opposizione avrebbe cercato l’intesa con la maggioranza: i fischi si sono fatti sentire. Ecco – si commentava nei tanti capannelli – torna «lo spettro dell’inciucio».

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