Di ritorno a casa dopo aver assistito allo spettacolo canoro presso il teatro della Chiesa SS. Immacolata in Qualiano, sento l’impellente desiderio di esprimere le mie relative impressioni, io che ho respirato l’aria satura di ceralacca, inchiostro, timbri e varie, quella stessa aria che molti anni prima avevano respirato personaggi del calibro di Matilde Serao, Giovanni Ermete Gaeta (in arte E.A.Mario), Armando De Gregorio e tanti altri illustri autori di tesori della canzone napoletana. Orbene, innanzitutto c’è da dire che è stato uno spettacolo meraviglioso , riuscito oltre le più rosee previsioni. La grande sala piena, posti esauriti e persone costrette a stare all’impiedi, la gente entusiasta e partecipante, scrosci di applausi lunghi e sentiti. Il tutto per la bravura di tanti giovani che col loro entusiasmo ed impegno si sono cimentati in un lungo e gradito progetto: far rinascere anche a Qualiano la mai sepolta melodia napoletana. Vedete, quando si va ad uno di questi eventi, si è convinti di andare ad ascoltare gente allo sbaraglio; e poi in realtà trovarsi a constatare che l’opinione era del tutto errata, che ci si trova invece in presenza di ragazzi preparati e dotati di una voce fuori del normale … e la soddisfazione ed il gradimento dello spettatore arrivano alle stelle magicamente trasportati dalla musica ed in perfetta simbiosi con ognuno degli interpreti! Chi non ha partecipato ha tanto da recriminare perché avrebbe potuto seguire, apprezzare ed applaudire queste giovani leve brave ed appassionate, che, malgrado la loro non professionalità, suffragata però da una innegabile bravura, da una infinita passione e dalla loro squillante e trasportante voce, sebbene non raffinata perché rimasta allo stato puro ma ben affinata, hanno superato, e di gran lunga, alcuni “artisti” che indegnamente hanno fatto del canto la loro professione. La voce chiara e possente della presentatrice Agnese (ah, cara Agnese, non me ne volere, ma una bonaria precisazione è d’obbligo: il magistrale interprete di “Guaglione” era il Maestro Aurelio Fierro e non Ferro; errore dovuto alla concitazione del momento ed ad un mero lapsus, compensato e già perdonato dalla minuziosa esposizione dei contenuti dei singoli brani presentati), le magiche chitarre di Dario ed Angela, l’appassionato e qualche volta struggente mandolino di Bruno, l’accordata tastiera di Biagio, il tutto ingentilito dal volteggio di bravi ballerini e da olezzanti fiori. E poi un susseguirsi di incontenibili emozioni con l’entrata in scena di ognuno degli interpreti canori, Anna, Maria Domenica, Iole, Francesca, Silvio, Salvatore, Pasquale, Marco e Carmosina, che hanno dato prova del loro valore, il meglio di se stessi. In certi momenti superandosi in un’apoteosi stupenda di tante belle interpretazioni viene spontaneo affermare: “Azz … ma questi sono veramente bravi!”. Insomma ognuno di loro ha cacciato fuori dal proprio scrigno segreto un autentico gioiello. Una per tutti: Maria Domenica! Una voce genuina, pura, intonata, in una persona splendida e, quello che non guasta, resa ancor più presentabile da una folgorante bellezza di aspetto esteriore ed ancor più di quello interiore. Ha saputo cesellare “Caruso” in un’interpretazione così perfetta che, se fosse stato vivente, il grande autore Lucio Dalla non avrebbe potuto che esternare il suo gradimento con i suoi applausi, ed in seguito, con la sua tonalità e la sua flessuosità, ha ingentilito ed ha presentato in una versione del tutto personale, ma eccelsa, la indimenticabile “Indifferentemente”, per sfociare in un sincronizzato duetto con Anna tanto appassionato da accapponare la pelle. Insomma, tutti indistintamente si sono presentati al pubblico festante col piglio di artisti navigati e nel clou delle loro performance sono stati subissati dagli scroscianti applausi e da parole di elogio, di incoraggiamento e di apprezzamento dal pubblico entusiasta. È stato, ripeto, un evento talmente bello ed indovinato da indurre tutti a dire che è di una Qualiano da vivere: oltre tre ore di coinvolgimento degli astanti nel repertorio della canzone napoletana classica ed un finale da brividi, col pubblico tutto in piedi ad applaudire, a battere le mani a suon di musica, accompagnando e partecipando così vivamente al perfetto gran finale. Un evento senz’altro da riproporre, ma con una più capillare diffusione pubblicitaria in modo da permettere a tantissimi altri appassionati di non mancare all’appuntamento. Io non ho il piacere di conoscere personalmente tutti voi, cari giovani, ma vorrei che tutti voi sapeste che vi ho molto ammirato ed apprezzato perché veramente siete stati superlativamente bravi. Ma io, dall’alto della mia canizie e se voi me lo permettete, voglio darvi un consiglio ed un incitamento: non vi accontentate di qualche successo conseguito, non disperdete le vostre enormi potenzialità canore trascurando il dono che benevolmente Dio vi ha elargito a piene mani, ma abbiate sempre come pensiero illuminante la convinzione delle vostre doti e la certezza che le alte mete della vita si raggiungono con enormi sacrifici e quotidiane privazioni, e che quelle mete così raggiunte sono molto più appaganti. In ultimo, ma non in ordine di importanza, un ringraziamento ed un plauso particolare dovuto al caro, dinamico Don Francesco che con il suo spiccato fiuto e la sua innegabile, proverbiale perspicacia ha saputo cogliere la mirabile occasione di rendere reali i sogni, i progetti, le aspettative e le aspirazioni recondite di questi baldi giovani, creatori di ottime, splendide idee.
Francesco Greco

