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lunedì, Giugno 17, 2024
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CAMORRA E BRACCONAGGIO, LITORALE AL SETACCIO
Le riserve di caccia della malavita: indagine della Procura

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CASTELVOLTURNO. Le oasi della camorra. Le riserve di caccia della criminalità organizzata. Oltre 100 ettari di zone umide riservate ai bracconieri dei clan. E’ inquietante il quadro che emerge dall’indagine della procura di Santa Maria Capua Vetere sulle attività illegali di un’agguerrita organizzazione criminale operante sul litorale domitio. All’alba di domenica il comando dei carabinieri per la tutela ambientale, su delega del pm Donato Ceglie, ha proceduto al sequestro di 20 ettari di terreno in località «Soglietelle», a cavallo tra i Comuni di Giugliano, Castelvolturno e Villa Literno. Undici persone sono state denunciate a piede libero per violazioni ambientali, costruzioni abusive ed occupazione di demanio pubblico. Secondo quanto accertato dalla magistratura, lungo il litorale domitio era stata realizzata una vera e propria oasi naturalistica riservata ai bracconieri, con tanto di laghetti artificiali e richiami per le specie protette.



LE OASI DELLA MALAVITA. In particolare, nell’area «è stata attuata illecitamente una modifica sistematica della destinazione d’uso prevista per quei terreni, che da seminativi sono stati trasformati in acquitrinosi, attraverso la realizzazione di un’oasi artificiale idonea ad attrarre le specie avifaunistiche protette». Con una rete di piccole costruzioni abusive, parzialmente interrate e mimetizzate, attrezzate con richiami acustici ed esche artificiali, i cacciatori di frodo avevano organizzato una sistematica azione di bracconaggio «di considerevole insidiosità per le specie protette ed in grado di produrre un rilevante flusso finanziario illecito». Secondo le indagini della Procura, la malavita organizzata fittava i bunker di cemento per 15mila euro al mese. «In pratica – dice il procuratore Maffei del Tribunale di Santa Maria C. V – i 198 proprietari delle 127 particelle individuate non possono coltivare il terreno, che è del tutto allagato, e non hanno libero accesso all’area che è interdetta da sbarre con lucchetto poste sulle vie d’accesso. Agli stessi proprietari rimangono gli oneri della tassazione. Risulta evidente – aggiunge – che in assenza di complicità diretta dei proprietari la situazione è antieconomica, e può essere giustificata solo da un’imposizione di tipo criminale». A tal proposito è emerso che tra i proprietari figurano 12 persone con precedenti per associazione di tipo mafioso, riconducibili al gruppo di Francesco Schiavone detto Sandokan.



I COMMENTI. Alla conferenza stampa di presentazione dell’inchiesta – nel porto di Pinetamare, a Castelvolturno – erano presenti i vertici della Procura di Santa Maria, il comandante dei carabinieri del Noe Raffaele Vacca, e le associazioni di volontariato. «Laddove la camorra impera facendo affari ai danni dello Stato – ha detto Rino Esposito della Lipu – ci auguriamo che possa nascere un’area protetta gestita pubblicamente. Affinché da quei bunker da cui oggi si spara possano spuntare solo binocoli e cannocchiali». Per Raffaele Del Giudice di Legambiente «il riscatto del litorale domitio passa attraverso un’azione comune contro l’illegalità diffusa. Il contatto diretto con la natura e il coinvolgimento emotivo sono i presupposti di una presa di coscienza nei confronti delle emergenze ambientali che attanagliano le terre dell’ecomafia».

«L’azione di sequestro – spiega il pm Ceglie – è mirata al recupero del territorio e all’affermazione del principio di legalità in un’area critica. L’intera zona sequestrata verrà affidata in custodia giudiziaria al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio che ne finanzierà l’acquisizione ed il recupero ambientale attraverso l’istituzione di una riserva naturale ad hoc. Il progetto – aggiunge – prevede il coinvolgimento del mondo della scuola, delle associazioni ambientaliste e della società civile, in modo che la riserva divenga un simbolo tangibile della lotta al degrado ambientale ed alla criminalità mafiosa in Campania».

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