Isidoro Liccardo, titolare della fabbrica di fuochi d’artificio dove un capannone è esploso provocando il boato che ha scosso l’hinterland a nord di Napoli, rimase ferito in un precedente scoppio, avvenuto nel 19 novembre del 2011, alle 9:30 del mattino, sempre nella stessa fabbrica, in una traversa di Via Madonna del Pantano, a confine tra Giugliano e Villa Literno. Due degli otto capannoni saltarono in aria e Liccardo fu travolto da mattoni e calcinacci che piovevano dal cielo. Fu trasportato all’ospedale con ferite alla testa e alle gambe. Anche in quell’occasione si sfiorò la tragedia. Isidoro se la cavò con qualche giorno di prognosi.
Gli ultimi tempi per i fuochisti mugnanesi e un periodo “nero”. Appena due mesi fa, nell’esplosione di un’altra fabbrica, hanno perso la vita Gabriele Vallefuoco, Luigi Capasso, Raffaele e Salvatore Schiattarella, componenti di una squadra affiatatissima e molto rispettata nel campo dei fuochi d’artificio, anche a livello internazionale. Nonostante le stringenti misure di sicurezza, però incidenti di questo tipo si verificano spesso. Il confezionamento e lo stoccaggio del materiale pirotecnico, segue regole rigidissime. I capannoni e le fabbriche devono osservare parametri di sicurezza con standard molto elevati e trovarsi in aperta campagna, proprio per evitare sciagure.
Durante l’incidente del 2011 Liccardo si trovava abbastanza distante del luogo dall’esplosione, così riusci a cavarsela con qualche contusione, ma sarebbe bastato trovarsi pochi metri più vicino per subire danni molto più pesanti. Ieri sera, per fortuna, la fabbrica era deserta e solo per questo il bilancio non si è rivelato pesante come nel caso dello scoppio alla fabbrica della famiglia Schiattarella.

