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venerdì, Marzo 29, 2024
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GLI ABITANTI DI PONTE RICCIO: I RIFIUTI NON PASSERANNO
Protestano 150 famiglie contro il nuovo percorso dei tir

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GIUGLIANO. Quattro chilometri d’asfalto in piena campagna. Una strada moderna tra vecchie e nuove discariche. Tanto basta per allertare comitati e residenti di Ponte Riccio, alla periferia di Giugliano. In meno di un mese, il Commissariato di Governo per l’emergenza rifiuti ha realizzato un percorso asfaltato tra i campi che collegano l’impianto di Cdr alla circumvallazione esterna. «Non ci fidiamo – dice Tilde Adamo, presidente del Comitato Ponte Riccio e consigliera circoscrizionale del Prc –. Temiamo l’apertura di nuove discariche o piattaforme di stoccaggio. Dieci anni di emergenza rifiuti ci hanno insegnato come funziona il sistema. Basta che il ciclo si blocchi, che la raccolta si fermi, che i rifiuti inizino ad accumularsi in strada per violare ogni accordo raggiunto precedentemente». In allerta oltre 150 famiglie che vivono tra viale Trenga e la stazione ferroviaria. «Perché realizzare una strada in aperta campagna? – chiede Rosanna De Marco, vicepresidente del Comitato civico –. Evidentemente Catenacci ha pensato di piazzare qualche altra discarica ai lati della carreggiata, magari approfittando dell’emergenza imminente. Chi se la sentirebbe di condannarlo davanti alle montagne di rifiuti accumulate nelle strade della Regione?». Da palazzo Santa Lucia stemperano i toni. «Nessuna nuova discarica a Giugliano – chiarisce il direttore tecnico scientifico del Commissariato di governo, Ciro Turiello –. La strada appena realizzata servirà per migliorare i collegamenti tra l’impianto di Cdr e la cava di Settecainte. La gente può stare tranquilla: Giugliano ha già dato il suo contributo all’emergenza rifiuti».
Le rassicurazioni, però, non convincono gli abitanti della zona. «Siamo stanchi delle farse – aggiunge Tilde Adamo – anche quando lavoravano alla cava di Settecainate ci dissero che lì non sarebbero mai arrivati i rifiuti. Che era assurdo insistere ancora sull’area giuglianese. Poi, però, sappiamo come è andata, con le cariche della polizia e l’ampliamento dell’invaso».
Il nuovo percorso collega l’impianto di Cdr a via Santa Maria a Cubito: di qui si arriva a via Carafiello e a via Ripuaria, dove si trova la cava della fos. «Non lasceremo passare un solo compattatore – annuncia Maddalena Petrone, battagliera signora di 65 anni –. Il percorso dei tir era stato già concordato qualche anno fa. I camion della spazzatura dovrebbero transitare per la zona Asi, lontano dalle abitazioni. Se, invece, dovesse entrare in vigore questo nuovo progetto, ci ritroveremmo file di camion sotto le nostre finestre». Un’ipotesi non facile da digerire. Ponte Riccio è nel cuore di un’area per anni assediata da discariche legali e fuorilegge. Oltre al Cdr ci sono gli stoccaggi di ecoballe e, a poca distanza, le vecchie discariche consortili. Lo scenario è davvero sconfortante: aria irrespirabile, roghi di materiali plastici ogni giorno, campagne distrutte da residui tossici bruciati, sversatoi abusivi con dietro la mano dell’ecomafia, e un tasso di tumori che aumenta di anno in anno e che pare inarrestabile. «Bonifiche e monitoraggi – dicono gli ambientalisti – sono rimasti nel limbo delle buone intenzioni come il recupero di un territorio devastato da trent’anni di sversamenti delle ecomafie prima e dello Stato dopo». Di qui la voglia di «continuare a combattere». «Siamo stati troppo educati – dice Loredana Montone – abbiamo aspettato, abbiamo capito, abbiamo avuto fiducia in tutti. Ora basta. Hanno trasformato questa zona in un letamaio. I rifiuti sono dappertutto. Adesso dovremmo tollerare anche i camion della spazzatura sotto casa? E’ troppo».
Sul fronte rifiuti, si avvicina intanto la chiusura della discarica di Varcaturo. La cava di via Grotta dell’Olmo, che dallo scorso maggio accoglie la frazione umida in uscita dagli impianti di Cdr, sarà sigillata il prossimo 31 marzo. Per ottenere garanzie sui tempi della bonifica, quindici giorni fa scesero in piazza i sindaci di Giugliano, Qualiano e Villaricca (Francesco Tagliatatela, Michele Schiano di Visconti e Raffaele Topo) assieme a tremila persone. Gli amministratori, accogliendo la proposta di Legambiente, chiesero la riqualificazione dell’area di Settecainte e la sua trasformazione in un parco agricolo.

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