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martedì, Aprile 16, 2024
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IL CENTRO DI RIABILITAZIONE CHIEDE AIUTO ALLA REGIONE
Melito: lettera a Bassolino, Bocchino, Mussolini e Rotondi

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MELITO. Mancanza di accreditamenti istituzionali e lungaggini burocratiche. Sono questi i punti critici che tarpano le ali al futuro del Cer, il Centro Europeo di Riabilitazione di Melito. Da qui l’idea dei responsabili della struttura di corso Europa di lanciare un sos ai quattro candidati alla presidenza della Regione. La richiesta è lapidaria. Ai quattro candidati alla poltrona di palazzo di palazzo Santa Lucia i vertici del Cer chiedono «precise garanzie sul futuro dell’azienda e sulla salvaguardia dei livelli occupazionali».

«Operiamo in quella parte della provincia di Napoli estremamente degradata e nella quale non nascono, da anni, nuove iniziative imprenditoriali – dice Alfredo Ruosi, amministratore unico della società -. Ora tra lassimo e burocrazia, la nostra scommessa rischia di liquefarsi in pochi mesi». Il centro Cer opera dal 1999 in una struttura di circa 1400 metri quadrati ed è dotato di due piscine idroterapiche, reparti per le visite specialistiche, palestre attrezzate per la logoterapia e sale all’avanguardia in materia di riabilitazione. Un’intera ala del centro, però, è fuori servizio a causa delle autorizzazioni che non arrivano. Si tratta dei reparti di medicina di base, quelli che si occupano di laserterapia, magnetoterapia, radioterapia, elettroterapia ed ultrasuoni. «Diamo lavoro a trenta persone, tra dipendenti full time e professionisti – aggiunge Ruosi -. Ma potremmo arrivare ad oltre ottanta stipendiati se solo la Regione ci fornisse dei necessari permessi». Eppure, il lavoro non manca al centro di riabilitazione. «Operiamo da circa cinque anni in forza di un contratto di servizio stipulato con l’Asl Napoli 2 in attesa dell’accreditamento definitivo –spiega Amelia Masanotti, dirigente della struttura – . Il contratto, però, è limitato al solo territorio di Melito: una clausola che ci impedisce di accogliere le numerose richieste proveniente da altre città, e che crea intuibili problemi economici per la scarsità degli utenti. Siamo ad un bivio. O la Regione ci aiuta, o saremmo costretti a chiudere i battenti». Di qui l’idea di scrivere a Bassolino, Bocchino, Mussolini e Rotondi. «La nostra sopravvivenza – si legge nella lettera inviata ai candidati – è legata a filo doppio all’accreditamento istituzionale previsto dalla legge regionale ma non ancora attuato dall’Assessorato alla Sanità. Il centro ha costi elevatissimi e non riusciamo a recuperare quanto spendiamo. Così non potrà durare a lungo». Ai costi di gestione bisogna aggiungere «la mancanza di liquidità da parte dell’Asl con conseguenti ritardi e mancati pagamenti delle singole rate trimestrali». «Inoltre – sottolineano ancora al Cer – per effetto del contratto di servizio, il centro ha l’obbligo di fatturare le parcelle all’Asl Napoli 2 con uno sconto del dieci per cento rispetto al prezzo fissato dagli altri centri. Un trattamento privilegiato che però non viene mai ricompensato».


UF – IL MATTINO 22 MARZO 2005

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