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venerdì, Marzo 29, 2024
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CATUOGNO (AN): «A MARANO C’E’ UN TESORO NEL BOSCO DI FORAGNANO»

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In contrada San Marco di codesto Comune c’è un bosco di castagni della specie Castanea sativa, denominato “di Foragnano” . Tale sito è raggiungibile dal territorio del comune di Marano di Napoli, da via Panoramica e/o da via Recca. Il sito consiste della parte inferiore della Collina dei Camaldoli, che degrada verso Marano e verso la sottostante Quarto. Ricco di fauna e di flora, il Bosco di Foragnano, rimane uno degli ultimi “polmoni verdi” della nostra popolosa Città e di molti comuni con essa confinanti. Il Gruppo Archeologico Napoletano ha individuato, all’interno del bosco, due grosse ville d’epoca romana frequentate tra il I ed il IV secolo d.C. All’interno del bosco, parimenti, si trovano due opere umane di rilievo storico ed artistico, consistenti in due Masserie, denominate Foragnano di Sotto e Foragnano di Sopra ove è ancora collocata una torre d’ avvistamento di epoca angioina. Si tratta di un tipico esempio di masseria a corte seicentesca ed è molto simile all’altra masseria posta a poca distanza: Faragnano di Sopra. Ruderi di mura testimoniano che entrambe le masserie sono state costruite su preesistenti edifici d’epoca romana. L’Eremitaggio denominato Eremo di Pietra spaccata è costituito da due parti. La prima è un complesso di grotte scavate nella roccia, forse dagli Osci (presenti nella zona già nel VIII secolo a C.). In epoca romana divenne con ogni probabilità un ninfeo. La grotta più grande fu successivamente adibita ad oratorio, poi divenne una cappella paleocristiana ed infine fu trasformata in una chiesetta rupestre. La seconda parte del monumento è costituita invece da un romitorio costruito dopo il 1500 per ospitare i Romiti dediti al culto della Madonna, (la cui statua secondo una leggenda fu rinvenuta in un masso distaccatosi dalla rupe), divenne, poi, luogo d’accoglienza per i pellegrini che numerosi giungevano lungo l’antico percorso osco che collegava la pianura flegrea con l’interno. La frequentazione del luogo, tuttavia, è, da ritenersi, ancora più antica. Infatti, di notevole rilevanza sono stati i ritrovamenti operati dal Gruppo Archeologico Napoletano nelle vicinanze della chiesetta: si tratta di frammenti ceramici di ciotole risalenti all’Età del Bronzo Medio avanzato (XV-XIV secolo a.C.). Nel corso della seconda metà del diciannovesimo secolo, il bosco fu il luogo principale di molte lotte tra i Briganti e le Forze dell’Ordine dell’ Italia post unitaria. All’interno del bosco è presente una grotta tufacea, d’origine naturale e in seguito manipolata dall’uomo, che gli abitanti del posto chiamano “Grotta del Brigante”, racconti del posto la volevano adibita a rifugio notturno per svariate bande di briganti.

Il sito è caratterizzato dal totale abbandono. E’ usato come discarica abusiva di materiali di provenienza domestica ed industriale. Durante tutto l’anno è praticata la caccia e il prelevamento di animali selvatici per fini commerciali. Parte del sito è stata adibita, abusivamente, a pista per moto da fuoristrada. Le numerosissime discariche, il sottobosco non messo in sicurezza, la presenza di cartucce, cause primarie di incendio a causa del contenuto di polveri infiammabili, sono elementi di particolare pericolosità.

All’interno del bosco, nei pressi dell’eremitaggio e’ presente un ruscello di acque scure, presumibilmente provenienti dagli scarichi domestici ed industriali della soprastante collina dei Camaldoli.

Basterebbe avvalerci della Legge regionale 7. 10. 2003 (pubblicata in B.U.R.C. n. 48 del 13.10.2003). Per avere il nostro “Parco Urbano di interesse regionale” con relativo finanziamento dell’opera, in modo da creare lavoro per i giovani di Marano e opportunità di crescita per la Città!

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