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venerdì, Aprile 19, 2024
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CARNE INFETTA, 37 ARRESTI

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I CARABINIERI: «ABBIAMO BLOCCATO GLI UNTORI DEL MORBO DI MUCCA PAZZA»


La camorra della carne infetta Decine di arresti in tutta Italia







NAPOLI – In cima alla «Cupola del bestiame» c’era un clan della camorra: i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni l’hanno scoperto dopo mesi di indagini su una truffa ad altissimo rischio per i consumatori italiani. Carne bovina sprovvista di qualsiasi garanzia sotto il profilo sanitario era immessa sul mercato da un’organizzazione che operava in Piemonte, nel Triveneto, nel Lazio e in Campania. Trentacinque le persone raggiunte da ordini di custodia in carcere, fra cui otto veterinari che, oltre a chiudere entrambi gli occhi sulle condizioni dei capi di bestiame, imbottivano gli animali, provenienti soprattutto dalla Germania, di anabolizzanti, antibiotici e cortisonici. Nell’inchiesta sono coinvolte altre dieci persone, a cui sono state notificate informazioni di garanzia. Accertamenti sono in corso anche sul conto di alcuni amministratori pubblici. L’inchiesta coordinata dalla Procura della repubblica di Nola, in provincia di Napoli, ha messo a nudo il traffico internazionale di bovini rubati o più semplicemente inutilizzabili per il mercato legale, perché malati. Il punto di partenza era la Germania. Lì gli uomini del clan che fa capo alla famiglia Fabbrocino si approvvigionava dei capi che, una volta fatti giungere in Italia, venivano concentrati in aziende del Nord, in Piemonte, in Veneto e in Campania. I veterinari che avrebbero dovuto eseguire i controlli si sono guardati bene dal farlo. Così le bestie venivano macellate senza che fosse eseguito alcun controllo: i certificati erano falsificati, così come i bolli che attestavano la provenienza. I macelli illegali sono stati individuati nelle province di Torino e Cuneo, ma anche a Roma. Ma era soprattutto in Campania, nell’Avellinese e nel Napoletano, che veniva trattata la carne di provenienza illecita. In queste due strutture i carabinieri hanno trovato anche scarti ad alto rischio pronti per essere smaltiti in discariche abusive. Gli investigatori non hanno dubbi: «Con questa indagine abbiamo bloccato anche un potenziale veicolo di diffusione del morbo della mucca pazza: stiamo infatti eseguendo i test per la Bse su molti capi già risultati affetti da altre gravi malattie». Dell’importanza dell´inchiesta sulla «Cupola del bestiame», nome in codice «meat guarantor», è convinto anche il ministro della sanità, Girolamo Sirchia. «I carabinieri del Nas, nonostante le forze esigue, continuano a mantenere alta la vigilanza sulla sicurezza alimentare, in particolare sulla carne che arriva al consumatore». Esulta anche la Lega Antivivisezione, che da anni denuncia la presenza della malavita nella macellazione e nel commercio illegale delle carni. E elenca cifre sconcertanti su un business realizzato sulla pelle dei consumatori. La «Cupola del bestiame», secondo l’Osservatorio sulla zoomafia della Lav diretto da Ciro Troiano, ha fatto affari per 250 milioni di euro nel 2001. I contrabbandieri di bovini hanno evaso le tasse per 50 milioni di euro e truffato la Cee per la stessa somma. Diecimila i capi di bestiame rubati per il valore di 25 milioni. Polizia e carabinieri, su questo fronte, stanno lavorando bene: 700 persone sono state denunciate alla magistratura, 30 quelle arrestate. «Gli interessi della camorra in questo settore sono noti da tempo – spiega Ciro Troiano -. Non a caso, nella relazione inviata l’anno scorso dalla Direzione investigativa al Parlamento, si legge che in seguito al fenomeno della mucca pazza la malavita campana ha potenziato le sue posizioni del commercio clandestino delle carni, in particolare quelle bianche».

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Fulvio Milone – La Stampa 12 novembre 2002

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