Nuovi sviluppi emergono dall’udienza d’Appello di Alessia Pifferi, la donna condannata all’ergastolo per la morte della figlia Diana, la bambina di 18 mesi lasciata morire di fame e sete a Milano nel luglio 2022. La 38enne ha dichiarato di essere stata aggredita dalle altre detenute nel carcere di Vigevano, subendo una ferita al volto che ha richiesto quattro punti di sutura. A causa di questo, non si è presentata in aula.
Non è stato formalmente invocato il legittimo impedimento, ma Pifferi, come riporta Il Corriere della Sera, ha fatto sapere che l’aggressione è avvenuta nei giorni scorsi. Non sarebbe la prima volta: già nell’udienza del 12 aprile scorso, Alessia Pifferi aveva raccontato di essere vittima di violenze e insulti da parte delle altre detenute, che la definiscono “mostro” e “assassina”.
Una mossa inattesa arriva dal pm di primo grado, Francesco De Tommasi, che ha deciso di introdurre nel processo d’Appello un nuovo filone d’indagine. Si tratta di un’inchiesta-bis, aperta mesi fa e ancora in fase preliminare, che ipotizza reati di falso e favoreggiamento nei confronti di chi ha attestato un presunto deficit cognitivo di Alessia Pifferi, elemento centrale nella sua difesa.
Nell’inchiesta sono indagati l’avvocata difensore Alessia Pontenani, il consulente psichiatrico della difesa e quattro psicologhe di San Vittore, accusate di aver fornito valutazioni false per avvalorare la richiesta di perizia psichiatrica.
Con una notifica inviata il 19 febbraio scorso, il pm ha informato le parti (difesa e parte civile) del deposito degli atti relativi a questa inchiesta-bis. Tuttavia, non li ha trasmessi alla Corte d’Appello o alla Procura Generale, ma li ha inseriti nel fascicolo del processo di primo grado, rendendoli disponibili alle parti per eventuali richieste istruttorie. Questa procedura, sebbene rara, è consentita da una sentenza della Cassazione del 2014, che permette l’integrazione delle indagini anche dopo la conclusione del primo grado, senza limiti temporali.
La Procura Generale aveva già ricevuto gli atti del filone bis dal pm, ma al momento non sono stati utilizzati nel processo d’Appello. Difesa e parti civili, ossia la nonna e la zia di Diana, potrebbero sollevare obiezioni in aula riguardo a questi atti ora inseriti nel fascicolo e a loro disposizione per l’Appello. Potrebbero farlo già nell’udienza di oggi, che in teoria è stata fissata solo per conferire l’incarico ai nuovi periti.