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giovedì, Aprile 25, 2024
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Attirato e ucciso nella trappola, arrestati 2 uomini per la vendetta dei boss del clan

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Ieri i carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata
eseguivano un’ordinanza di custodia cautelare emessa dall’ufficio
G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della
Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia. Ordinanza
emanata nei confronti di Gaetano Vitale, classe 1977, e Giovanni
Savarese, classe 1973. Quest’ultimo già detenuto anche per altri
titoli custodiali – gravemente indiziati di essere gli esecutori, in
concorso, di un efferato omicidio di camorra. Il provvedimento
scaturisce da un’articolata attività di indagine coordinata dalla
Procura della Repubblica di Napoli – DDA, relativa alla scomparsa di
Raffaele Carolei, denunciata dai familiari ai Carabinieri di
Castellammare di Stabia il 10 settembre 2012.

Le indagini, hanno permesso di stabilire che, il giorno stesso della
scomparsa, attraverso uno stratagemma architettato da  Pasquale
Rapicano e Gaetano Vitale
, la vittima veniva attirata nell’abitazione
di Catello Rapicano, dietro il pretesto di poter discutere più
liberamente di affari criminali relativi al traffico di droga. Fatto
ingresso nell’appartamento, Carolei veniva fatto accomodare al tavolo
della cucina, dove in un attimo di distrazione veniva avvinghiato alle
spalle da Catello Rapicano che, bloccandolo nei movimenti, permetteva
a Giovanni Savarese di posizionargli al collo una corda, tirata alle
estremità rispettivamente da quest’ultimo e da Pasquale Rapicano,
mentre Gaetano Vitale gli bloccava le mani per impedirgli di potersene
liberare.

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CADAVERE IMBUSTATO

Una volta ucciso, il cadavere dell’uomo veniva imbustato e caricato a
bordo di un autoveicolo, con il quale Gaetano Vitale provvedeva a
trasportarlo, scortato sulla strada da Pasquale Rapicano che lo
anticipava a bordo di uno scooter, in un fondo della zona di via
Schito, e lasciato nella disponibilità di  Pasquale Vuolo, che
provvedeva autonomamente a disfarsene senza più permetterne il
ritrovamento.


All’omicidio forniva un importante contributo anche  Giovanni Battista
Panariello
, all’epoca minorenne, che con il ruolo di vedetta si
posizionava nei pressi dell’abitazione di  Catello Rapicano,
sorvegliando la strada da eventuali situazioni di pericoli che
potessero minare l’azione di morte. L’omicidio di Raffaele Carolei
avveniva in esecuzione all’ordine emanato dai vertici del clan
D’Alessandro, nei confronti di tutti coloro i quali, precedentemente
affiliati al contrapposto gruppo Omobono – Scarpa, avevano partecipato
all’omicidio di  Giuseppe Verdoliva, autista e persona di estrema
fiducia del defunto capo clan  Michele D’Alessandro.

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