Ha deciso di parlare e di raccontare la sua versione dei fatti Aurelio Taglialatela, accusato dell’omicidio volontario di Corrado Finale, il 20enne è morto a seguito di un grave incidente sabato notte nella frazione di Città Giardino a Marano. Davanti al Gip del tribunale di Napoli Nord, dott. Fabrizio Forte, Aurelio Taglialatela (difeso dagli avvocati Alfonso Vozza e Luigi Poziello) ha precisato ciò che sarebbe successo quella maledetta notte.
Il racconto di Taglialatela dopo la morte di Corrado
Secondo il racconto dell’indagato, la vittima e l’amico Umberto G. lo avrebbero atteso mentre stava rincasando. I due avrebbero estratto un martello con il quale avrebbero frantumato il vetro all’auto di Taglialatela. Quest’ultimo, per vendicarsi, li avrebbe rincorsi e investiti. Subito dopo il tragico incidente, il 18enne si è spontaneamente costituito ai carabinieri.
Dunque il gip Forte non ha convalidato il fermo ma ha applicato nei confronti dell’indagato la custodia cautelare del carcere motivando la decisione con “La particolare spregiudicatezza dimostrata dal Taglialatela, nonché la circostanza che lo stesso sembra essere assistito da un contesto familiare incline alla reticenza e alla scarsa collaborazione con le autorità“.
“Alcuni dei suoi parenti – scrive ancora il Gip – peraltro, erano stati direttamente coinvolti nelle liti e persino nei confronti fisici e verbali che il ragazzo aveva avuto con l’ex fidanzato di sua sorella. Pertanto, la misura della custodia cautelare in carcere, invocata dal pubblico pubblico ministero, è ritenuta da questo giudice giudice la sola adeguata a contenere il pericolo, concreto ed attuale, di commissione di reati della stessa specie, non potendosi in alcun modo confidare, allo stato, nelle capacità di autocontenimento del prevenuto e nella collaborazione, in tal senso, dei suoi familiari”.