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giovedì, Maggio 9, 2024
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Avance e complimenti alla ragazza sbagliata, così nata la faida del Monterosa

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La faida del Monterosa, nota come faida del Principino, ha inizio nell’anno 1997. Un giorno di marzo in Secondigliano un giovane cerca di abbordare una ragazza inconsapevole che la stessa “appartieneva al clan Licciardi” mentre il giovane “era contiguo” ai Prestieri militanti del clan facente capo a Paolo Di Lauro, detto “Ciruzz o milionario”.

Alcuni accompagnatori della ragazza pestarono a sangue il giovane, Gennaro Romano il quale a due ore dall’evento raduna alcuni amici alla ricerca di un uomo. Viene individuato Brancaccio Carmine a carico del quale avviene un agguato culminato col suo ferimento avvenuto presso la Masseria Cardone, roccaforte del clan Licciardi, in data 13.03.1997.

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Il ferito era è uno dei migliori amici di Vincenzo Esposito, nipote prediletto di Gennaro Licciardi, detto “a scigna”, fratello di Maria e Pietro Licciardi,  entrambi a capo del clan Licciardi durante il periodo di detenzione di Gennaro Licciardi e dopo la morte dello stesso avvenuta nell’anno 1994.

Vincenzo Esposito alias ‘O Principino era destinato a diventarne erede di quel clan.
Per vendicare l’amico Brancaccio, Vincenzo Esposito sparò, uccidendolo,
Salvatore Esposito, soprannominato, o furmaggiar”, ma durante quell’agguato trovò al
contempo la morte.

Come raccontano i collaboratori “il formaggiaro ” non era un elemento di spicco né dei Prestieri nè del clan Di Lauro ma Paolo DI LAURO, Ciruzzo, ed i PRESTIERI erano consapevoli che per una rissa tra ragazzi “ non poteva far scoppiare una vera e propria faida nel quartiere Secondigliano” e che l’unico responsabile di ciò che ne sarebbe conseguito era FUSCO Francesco ed il suo “gruppo” che andavano assolutamente eliminati perchè avevano sbagliato due volte: in primis per non avere avvertito nessun capo del clan della intenzione di svolgere un’azione punitiva nella Massera Cardone e poi perché non si potevano rompere gli equilibri con i LICCIARDI.

Da qui gli incontri tra Paolo DI LAURO e Giuseppe LO RUSSO, con cui il Pierino LICCIARDI, era in affari, per confermare che i DI LAURO ed i PRESTIERI nulla avevano deciso in ordine all’agguato di BRANCACCIO Carmine e che per questo l’unico responsabile era Francesco FUSCO con il suo gruppo. Ma a volersi liberare di questi ultimi era primis Paolo DI LAURO che per questo motivo costituì un’ alleanza coi LICCIARDI e con LO RUSSO le azioni omicidiarie che di li’ a poco si sarebbero scatenate per vendicare la morte del Principino. Dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia tutti coloro che appoggiavano il clan capeggiato da Paolo DI LAURO erano a conoscenza dei fatti.

Il movente e la strategia studiata dai capi dei clan allora esistenti nella parte di Napoli Nord ed in particolare del clan Di Lauro, ossia di quelli in MEZZO ALL’ARCO e del clan LICCIARDI della Masseria Cardone in Secondigliano che unitamente ai CONTINI su Napoli ed ai MALLARDO, nel territorio di Giugliano, costituiscono una notevole la struttura criminale nota con il nome di ALLEANZA di SECONDIGLIANO, sono ricostruiti nei verbali di collaborazione

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