Un clima di terrore fatto di minacce e intimidazioni. E poco importava se era ristretto in carcere: il ras di Pianura Emanuele Marsicano riusciva anche dietro le sbarre a tenere le redini del suo gruppo. Emerge anche questo particolare nelle oltre 190 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che questa mattina ha inferto, forse, il colpo finale al gruppo di via comunale Napoli. A capo di questo gruppo lo stesso Marsicano che, avvalendosi di un cellulare, riusciva a impartire ordini ai suoi gregari a chilometri di distanza nonostante la detenzione nel carcere friulano di Tolmezzo. In una conversazione intercettata Marsicano era arrivato a minacciare anche un capopiazza reo a suo dire di non passargli la ‘mesata’: “Prega la Madonna che non esco da qui dentro, ti faccio saltare tutta la casa in aria”.
A rincarare la dose c’erano anche i sottoposti di Marsicano come Angelo Marasco arrivato a minacciare Christian Titas e Antonio Gaetano (che poi troverà la morte in un agguato):”Ho giurato sulla vita di tutti e quattro i
figli miei, Christian te lo sto dicendo dopo che mio cognato mette il piede fuori, mettiti sopra e non scendere più perchè il primo sei tu! Te lo giuro su Gesù Cristo. Diglielo pure a biscotto (Antonio Gaetano), fagli l’imbasciata: ha detto fujetenne”. Proprio Antonio Gaetano sarà vittima di un agguato: per quell’episodio è indagato Patrizio Cuffaro insieme con un complice non indentificato: i sicari gli esplosero contro cinque colpi di pistola calibro 9 ferendolo gravemente alle gambe. Il giovane morirà per le conseguenze di un altro agguato nel marzo del 2023 mentre era sul lungomare di Mergellina: i killer lo colpirono mentre era in auto. Il giovane morirà dieci giorni dopo all’ospedale San Paolo.