Dopo la sua scarcerazione e l’arresto del fratello e di altri affiliati di spicco, avrebbe preso in mano le redini del clan D’Alessandro, gestendo gli incassi del racket e la cassa comune. Figura anche il nome di Pasquale D’Alessandro, uno dei figli del defunto capoclan Michele, tra le 11 persone arrestate stamattina nel corso di un blitz anticamorra a Castellammare di Stabia: 11 gli arresti. In corso anche alcune perquisizioni, tra le quali quella ad un lontano parente di un consigliere comunale di maggioranza.
Durante l’attività investigativa sarebbe emersa anche la riconducibilità al clan D’Alessandro di alcune ditte di pulizie titolari di appalti nell’ospedale San Leonardo e presso la società calcistica Juve Stabia, in amministrazione controllata dallo scorso mese per sospette infiltrazioni malavitose.
I capi d’imputazione
Stamattina, gli agenti del Servizio Centrale Operativo della polizia di Stato e la S.I.S.C.O. di Napoli, in collaborazione con la Squadra Mobile di Napoli e il Commissariato di polizia di Castellammare di Stabia, hanno eseguito una ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (procuratore Nicola Gratteri, sostituto Giuseppe Cimmarotta) nei confronti di 11 persone (di cui 10 sottoposte alla custodia cautelare in carcere, una agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso nonché di estorsione, tentata estorsione, detenzione a fine di spaccio di droga, delitti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare il clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia.
I nomi degli arrestati e i summit: prima si liberavano dei cellulari
I destinatari delle misure cautelari in carcere sono Michele Abbruzzese, Paolo Carolei, Giovanni, Pasquale e Vincenzo D’Alessandro, Biagio Maiello, Massimo Mirano, Giuseppe Oscurato (parente di un consigliere comunale di Castellammare di Stabia), Antonio Salvato e Petronilla Schettino. Domiciliari invece per Catello Iaccarino.
Dalle indagini emerge che i vertici del clan – Pasquale e Vincenzo d’Alessandro, e Paolo Carolei – dopo essersi liberati dei cellulari tenevano i loro summit in bar, ristoranti e negozi di Castellammare dove si prendevano decisioni riguardo gli ordini da impartire agli affiliati. Complessivamente sono 17 le persone indagate.
Le mire sulle imprese al lavoro nell’ospedale e allo stadio
Ai vertici del clan, tra il 2023 e il 2025, ci sarebbe una triade formata da Pasquale D’Alessandro, unico ancora a piede libero fino a questa mattina, suo fratello Vincenzo, in carcere da un anno e ora a processo come mandante dell’omicidio del consigliere comunale Gino Tommasino, e Paolo Carolei, elemento di spicco del clan.
Accanto a loro, ha ricostruito l’Antimafia, girerebbero una serie di fiancheggiatori con vari ruoli: dagli esattori del pizzo ai picchiatori, fino ai trafficanti di droga. Secondo la ricostruzione, uno degli obiettivi del clan era prendere possesso della ditta che gestisce le pulizie all’interno dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia e l’azienda che si occupa della vendita di bibite per le gare interne della Juve Stabia, quest’ultimo episodio già emerso nelle scorso settimane, quando la società sportiva che milita nel campionato di Serie B di calcio è finita sotto amministrazione giudiziaria.
Episodi estorsivi in danno di imprenditori
Nel corso delle indagini sarebbero stati individuati vari episodi estorsivi ai danni di commercianti e imprenditori, prevalentemente nel settore edilizio. Inoltre, per la retribuzione dei partecipi e il sostentamento delle famiglie dei detenuti, il clan si sarebbe avvalso di una cassa comune alimentata anche dai cospicui proventi delle attività illecite, come sarebbe risultato dai sequestri di somme di denaro effettuati nel corso delle investigazioni. Tra le perquisizioni eseguite, come detto, anche quella in casa di un lontano parente di un consigliere comunale.
Tra gli episodi ricostruiti nel corso delle indagini dagli investigatori, è emerso anche un violento pestaggio interno al clan D’Alessandro, ordinato dal boss nei confronti di due affiliati. A uno di loro è stato tagliato un dito per punizione, all’altro è stata provocata la frattura del setto nasale. Una volta medicato in ospedale, però, i due hanno provato a simulare un incidente stradale.


