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I viaggi di Giovanni Brusca a Marano per dare ‘lezioni’ di mafia

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Nel settembre del 1984 Giovanni Brusca era al Poggio Vallesana, feudo della famiglia Nuvoletta al fine di dare lezioni di efferatezza agli affiliati. Nella sua breve missione a Marano, il ‘boia di Capaci’ avrebbe spiegato agli affiliati del boss Lorenzo Nuvoletta su come sciogliere i cadaveri nei bidoni di acido.

Questa la tecnica usata da Cosa nostra nel 1984 per distruggere, per conto del padrino maranese, i cadaveri di Vittorio e Luigi Vastarella, Gennaro Salvi, Gaetano Di Costanzo e Antonio Mauriello. Per quegli omicidi è stato condannato in via definitiva, nella veste di mandante, il defunto “capo dei capi” Totò Riina.

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Giovanni Brusca parlò anche del legame tra la camorra e Cosa Nostra

Giovanni Brusca è libero: azionò la bomba che uccise Giovanni Falcone

Giovanni Brusca è ufficialmente libero. Lo scorso maggio sono infatti trascorsi quattro anni dalla fine della libertà vigilata a cui era stato sottoposto dalla magistratura di sorveglianza, ultimo vincolo con la giustizia per il boss di San Giuseppe Jato. Brusca, condannato per decine di omicidi, dopo l’arresto e un iniziale falso pentimento, aveva scelto di collaborare con la giustizia, rivelando importanti informazioni sulle dinamiche interne della mafia.

L’uomo è ritenuto tra i mafiosi più spietati di sempre per aver azionato il telecomando che il 23 maggio 1992 fece esplodere l’autostrada causando la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta.

In totale, Brusca ha scontato 25 anni di carcere, ma la sua scarcerazione ha suscitato roventi polemiche, soprattutto per la decisione di concedergli la libertà vigilata. Attualmente, il boss, pentitosi nei mesi successivi al suo arresto,  vive lontano dalla Sicilia sotto falsa identità e resta sottoposto a un programma di protezione.

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