“Tentai poi di cancellare tutto, come se far sparire una persona fosse come buttare una caramella. Cercavo di eliminare ogni traccia di Giulia, cercai di eliminare Giulia dando fuoco (…) Ora è tutto chiaro, tutto insensato quella che avevo intenzione di fare. Non era come buttare una caramella, non si può (…) polverizzare un corpo“. Questo lo ha detto in uno dei colloqui con gli esperti nominati dalla Corte d’Assise, Alessandro Impagnatiello, imputato per l’omicidio di Giulia Tramontano, uccisa al settimo mese di gravidanza. Il 31enne, riporta la perizia, alla domanda sul perché ha ucciso ha risposto: “perché ho visto tutto finito”.
Impagnatiello, durante il colloquio con i periti, alla domanda sul perché abbia ucciso Giulia ha spiegato: “Non lo so…perché ho visto tutto finito.. tutto perso… non c’è una motivazione, non ci sarà mai una motivazione.. Ho visto il mio lavoro, ho visto la mia famiglia, ho visto la relazione con lei…ho visto tutto svanito. Ho visto la mia sconfitta, detta in maniera squallida, agli occhi di tante persone. Poteva essere il collega, poteva essere la famiglia, poteva essere lei, poteva essere chiunque intorno a me…ho visto la sconfitta e colpii Giulia”.
“Impagnatiello ha tratti narcisistici e psicopatici”
Impagnatiello ha “tratti di personalità narcisistici e psicopatici”, ma non psicopatologici, ha ricostruito la dinamica dell’omicidio della fidanzata Giulia con “piena lucidità, senza confusione” e, secondo la sua logica, non poteva “accettare lo ‘smascheramento'” della sua doppia vita e ha manifestato “una dimensione ‘rabbiosa’”. Lo scrivono i periti nella relazione depositata alla Corte d’Assise di Milano, che evidenziano anche come nella sua “storia sociale e professionale” non c’erano problemi di “natura psichica”.