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giovedì, Marzo 28, 2024
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Caso assorbente, la Conad ritira il marchio al punto vendita: “Assurdo chiedere chi ha il ciclo”

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La Conad prende le distanze dal comportamento della direttrice: “E’ inaccettabile“, il marchio è stato ritirato dal punto vendita incriminato. Gli audio shock della direttrice sono stati resi noti dalla Filcams-Cgil, divulgati con uno scopo preciso: denunciare le parole intrise d’insensibilità e prendere provvedimenti sulla donna. La prima “punizione” sembra infatti già essere arrivata: il marchio Conad è stato ritirato dal punto vendita della donna. L’azienda dimostra così totale estraneità e disappunto sul comportamento della donna.

Gli audio della direttrice 

Tutto si ricollega a delle “minacce” esposte dalla donna alle sue dipendenti dopo il ritrovamento di un assorbente nei bagni del locale. “Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Altrimenti gli calo le mutande io“, così la direttrice del Conad Superstore di Pescara avrebbe intimidito le sue dipendenti. La donna era andata su tutte le furie dopo il ritrovamento di un assorbente usato al di fuori del cestino.

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A seguito del ritrovamento la direttrice decide di minacciare le sue dipendenti donne sul gruppo Whatsapp dei capireparto. Gli audio inviati hanno da subito messo la direttrice in una posizione scomoda. La sua eccessiva rabbia nei confronti di quello che aveva tutta l’aria di essere un banale incidente è stata aggravata ancor di più dalle sue modalità di ammonizione. Il sindacato infatti, riassumendo le parole della donna negli audio, spiega che: “La titolare minaccia ripercussioni e lettere di richiamo qualora non si fosse trovata la responsabile dell’accaduto”.

La punizione Conad 

Non tarda ad arrivare la risposta del colosso degli alimentari Conad. L’azienda ha infatti preso le distanze dalle parole e dal comportamento della direttrice. Conad ammonisce le parole della donna e la mancanza di rispetto alle sue dipendenti revocando il marchio dal punto vendita di Pescara. La struttura diretta dalla donna non potrà essere più associata al marchio Conad.

L’accordo non “elimina” il supermercato ma revoca il proprio nome eliminando il contratto precedentemente stipulato. Questo significa che la direttrice-proprietaria è ancora in possesso del suo supermercato, ma non potrà più essere un punto vendita Conad. Anche le dipendenti rimangono, qualora lo volessero, sotto le dipendenze del contratto stipulato con la donna.

L’amministratore delegato della Cooperativa Conad Adriatico, Antonio Di Ferdinando spiega la posizione dell’azienda: “Non possiamo accettare un comportamento come quello che, purtroppo, abbiamo potuto accertare nel punto vendita in questione“. Commenta poi la scelta presa: “Di conseguenza abbiamo deciso di procedere, come previsto dal nostro regolamento, alla risoluzione del contratto di affitto d’azienda“. “Daremo in ogni caso continuità alle attività del punto vendita garantendo il servizio ai clienti e il lavoro ai collaboratori” conclude.

Le parole dei sindacati 

La Filcams-Cgl si dice soddisfatta per: “La decisione di Conad di recedere dai rapporti commerciali con chi si è reso responsabile del grave e ignobile atto“. “Oggi assistiamo alla vittoria delle lavoratrici che hanno scelto di non sottomettersi ai soprusi” dichiarano con fierezza. I sindacati chiedono ora tutela per i lavoratori del punto vendita e sottolineano l’importanza e la centralità del coraggio delle dipendenti. “Senza la loro denuncia questo risultato non sarebbe stato possibile – continuano poi – questa vittoria insegna che non bisogna mai abbassare la testa e che il muro di omertà, che spesso si crea nei posti di lavoro, si può abbattere“.

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