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venerdì, Aprile 19, 2024
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Chi è Giuseppe Santangelo, lo scissionista ammazzato a Napoli: arrestato nel summit tra gli Amato-Pagano e i Sibillo ai Decumani

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Prima l’agguato durante la partita del Napoli, poi la corsa in ospedale. Si indaga sulla morte di Giuseppe Santangelo, classe 1989, ritenuto dalle forze dell’ordine vicino agli ambienti del gruppo Amato-Pagano. Le forze dell’ordine stanno cercando di capire dove è avvenuta la sparatoria. Due le zone battute: quella tra Secondigliano, San Pietro a Patierno e Scampia e quella del rione Amicizia.. L’ultimo frame catturato dalle telecamere documenta il transito del veicolo con a bordo i due in una Suzuki Splash in Corso Garibaldi, ecco perché gli investigatori ritengono che il raid possa essere avvenuto in via Briganti, zona ritenuta sotto il controllo dei Contini. Ma non è escluso nemmeno che i killer potrebbero aver agito nelle vicinanze di San Pietro a Patierno. Ferito al petto e al volto Fabio De Luca, anch’egli conosciuto alle forze dell’ordine e arrivato all’ospedale San Giovanni Bosco in condizioni disperate prima del trasferimento all’ospedale del Mare, dove è tenuto in coma farmacologico.

Chi è Giuseppe Santangelo

Giuseppe Santangelo, classe 1989, è ritenuto dalle forze dell’ordine vicino agli ambienti del gruppo Amato-Pagano. In particolare in passato era vicino al gruppo del ras scissionista Ciro Mauriello. Da almeno 3 anni però si erano perse le sue tracce a Melito. Santangelo era in compagnia di De Luca, ritenuto orbitante ai Mazzarella. Il nome di Santangelo non è nuovo alle cronache. Fu coinvolto nel blitz anticamorra interrotto nel 2015, quando, secondo gli inquirenti, si stava per firmare un nuovo patto tra i nuovi clan emergenti e un asse criminale inedito tra Secondigliano e Forcella. Il blitz fu eseguito nella polizia
all’interno di un appartamento nel cuore dei Decumani, dove si erano dati appuntamento un gruppo di presunti camorristi per tenere un vertice che avrebbe dovuto siglare un patto di ferro tra gli uomini degli Scissionisti e della famiglia Sibillo, considerati i nuovi «padroni» del centro storico. Dieci persone finirono in manette, tra cui anche Elia Cancello, finiti in carcere, e Luigi Di Rupo, poi ucciso. 

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