Il processo si svolgeva con la formula del rito abbreviato. Una giustizia che non fa sconti per i protagonisti della stagione di terrore culminata con il maxi blitz dello scorso ottobre contro la cosca ‘erede’ del clan Lo Russo. Tra le condanne spiccano quelle per i vertici del gruppo tra cui i cugini Luigi e Gaetano Cifrone (entrambi condannati a vent’anni), il ras Salvatore Cifrone (per lui dieci anni), Gaetano Tipaldi (sedici anni e otto mesi) indicato come una sorta di ’eminenza grigia’ del gruppo che per mesi è stato in guerra con i Balzano-Scarpellini-D’Errico, quelli di ‘Abbasc Miano’. I reati contestati, a vario titolo, erano associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Ma anche estorsione, minaccia, detenzione e porto di armi e munizioni. Tutti reati sono aggravati dal fine di avvantaggiare il sodalizio camorristico della ‘Miano di sopra’.
I Cifrone a capo della ‘Miano di sopra’
Gli investigatori sono riusciti a ricostruire il sistema mediante il quale il gruppo criminale ha sottoposto undici esercenti ad estorsioni attraverso intimidazioni di stampo mafioso. Ha imposto loro la fornitura di generi alimentari e costringendoli, con la violenza, ad astenersi dal vendere nella zona sotto controllo del clan. Azzerato l’intero gruppo dirigente nonostante qualche giorno fa gli imputati hanno ammesso i loro addebiti rompendo con il loro trascorso di uomini legati alla malavita. Tra le altre condanne ci sono quelle di Stefano Di Fraia (tredici anni e sei mesi), Gaetano Gervasio, Marco Guerra, Giuseppe Marciello, Pasquale Scotto. E poi Francesca Iacopo, Umberto Fiorillo, Raffaele Scotto, Luigi Staiti, Ciro Milano. Per il collaboratore di giustizia Luca Covelli invece stabiliti otto anni e otto mesi.