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Commercianti e mercatali in protesta a Napoli e provincia: “Fateci aprire e lavorare”

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Sit-in di piazza e dinanzi alla Regione Campania. Passeggiata di sensibilizzazione alla Rotonda Diaz. Chiarezza sulle date di riapertura Le diverse categorie dei commercianti, fiaccati da una crisi economica con pochi eguali a causa del lockdown deciso come forma di contrasto alla diffusione del Coronavirus, sono stanchi di aspettare. È un lunedì 4 maggio fitto di appuntamenti e iniziative con ambulanti, ristoratori, titolari di negozi di abbigliamento e non solo che, stando comunque attenti a non creare assembramenti e rispettare le limitazioni imposte, decidono di organizzarsi con iniziative pubbliche per chiedere risposte immediate ma soprattutto concrete alle istituzioni che consentano loro di ripartire pur con tutte le cautele del caso.

 Gli ambulanti in piazza a Scampia

Un comparto del settore che si sente dimenticato dalle istituzioni nell’organizzazione di una ripresa che si preannuncia comunque difficile. Stiamo parlando degli ambulanti che animano i vari mercatini sul territorio regionale. Sono fermi oramai dall’8-9 marzo, a seguito dell’inizio della chiusura totale del Paese e non sanno quando potranno tornare a vendere. Nei fatti, pur con l’amaro in bocca, per diverse categorie di negozianti le date di ripartenza cerchiate in rosso sul calendario – al netto di eventuali cambi – ci sono e cioè: 11 maggio per i mercati alimentari, il 18 maggio e il 1 giugno per gli altri esercenti. I mercatali non alimentari, invece, brancolano ancora del buio. Stanchi dell’oblio, ecco il sit-in di questa mattina in piazza Grandi Eventi a Scampia, organizzato dal sindacato Unva (Unione Venditori Nazionale Ambulanti). Oltre ai mercatali di Secondigliano, Scampia, Chiaiano a partecipare ambulanti provenienti dal Caramanico di Poggioreale, uno dei mercati più importanti del territorio napoletano, chi si alterna tra i mercatini di San Giovanni a Teduccio, Ponticelli, Pozzuoli, Portici. Qualcun altro proviene invece da Sorrento e altri ancora da San Giuseppe Vesuviano. «Le vendite per noi ambulanti andavano male già prima che iniziasse il Coronavirus, ma ora siamo allo stremo. La vita lavorativa è oramai ferma e non potremo far fronte a tutte le spese perché per 2 mesi non abbiamo incassato. La merce acquistata per la stagione primaverile rimarrà invenduta» afferma Pietro Cirillo, vicepresidente nazionale con delega dell’Unva che poi aggiunge: «Ogni anno, in media, un operatore mercatale deve corrispondere oltre 3000 euro all’Inps, soldi che ora non potremo mai sostenere. Non tutti, poi hanno preso i 600 euro previsti per professionisti e partite Iva». «La prossima rata dell’Inps è prevista per il 16 maggio, io non la potrò onorare perché quel poco che mi è rimasto l’ho già speso per le bollette e dar da mangiare alla mia famiglia. E poi c’è il mutuo della casa» dice Salvatore Mennillo, un altro operatore in piazza a Scampia con regolare stand nell’area Est di Napoli e Pozzuoli. Vincenzo Calcazzi, è il vicepresidente dell’Ana (Associazione Nazionale Ambulanti) e ha uno stand al Caramanico di Poggioreale. Secondo il suo pensiero «Per lo Stato noi non esistiamo. Mentre per gli altri settori almeno si è ipotizzato date di ripresa e dei sostegni, per gli ambulanti non c’è niente. Quando ripartiremo veramente?». Resta la questione del distanziamento sociale da rispettare e l’igiene da garantire. Calcazzi risponde così: «Al Caramanico tutto questo sarebbe possibile, è un’area da 40.000 mq che ha ben 3 ingressi e raggiunto principalmente in auto. Chi gestisce uno stand può far rispettare la fila tranquillamente. Se hanno consentito alla gente di prendere i bus con una capienza ridotta, perché per agli ambulanti si impedisce di tornare al lavoro? Molte famiglie sono sul lastrico».

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Mercatino di Antignano

Difficile anche la condizione attuale degli ambulanti del settore alimentare. Per loro la data di possibile riapertura è stata già spostata ad oggi 4 maggio all’11. Un’altra settimana di passione, insomma. Frustrati per quanto sta accadendo, i rivenditori del mercatino di Antignano, al Vomero, uno dei più importanti scelgono InterNapoli.it per sfogarsi. «Dopo il lockdown per alcuni giorni abbiamo lavorato perché dal Governo non era arrivata la direttiva di chiusura. Successivamente, però, con le restrizioni della Regione Campania ci siamo fermati anche noi. Nonostante questo, qualcuno ha continuato all’interno del mercato stesso speculando con la maggiorazione dei prezzi». La Regione Campania ha demandato ai Comuni alcune riorganizzazioni e riaperture. Ecco perché da Antignano arriva «un appello all’amministrazione de Magistris di venirci incontro e magari farci riaprire prima. In Lombardia, ancora in piena emergenza da Covid-19, i mercatini sono aperti già da una settimana. Perché qui si tergiversa? E, ricordiamoci, non tutti hanno ricevuto i 600 euro promessi dallo Stato».

Passeggiata sul Lungomare

Non mollano i commercianti di via Chiaia e nelle altre aree dello shopping cittadino, compresa quelle del territorio della Terza Municipalità indignati per il mancato aiuto in termini economici da parte del Governo. Oltre ad un sit-in alle 12 dinanzi Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania, alle 19 in centinaia di ritrovano alla Rotonda Diaz per una passeggiata. «Da 60 giorni siamo abbandonati, solo chiacchiere da parte del Governo e nel frattempo i tributi li dobbiamo comunque pagare» è la lamentale di Antonio Siciliano, che gestisce bar e bistrot tra Vomero, via Caracciolo e via Manzoni. La richiesta è simile a quella già inoltrata in una precedente protesta dei negozianti della zona. Siciliano la ribadisce: «I proprietari a cui noi paghiamo i fitti devono avere la possibilità di accedere al credito di imposta. Bisogna adeguare le soglie economiche da corrispondere alla percentuale di attività che, con le restrizioni dovute al Coronavirus, sicuramente diminuiranno. Se lavoro al massimo per il 25%, non posso sostenere costi anche come se ci fosse l’altro 75%». Aggiunge, in proposito, Marco Barba del negozio di abbigliamento femminile “Anjels’’. «Il 18 maggio, per chi aprirà, sarà una ghigliottina. Sarà appunto una riapertura ma non una ripartenza perché lo Stato la sua parte non la sta facendo. Anche i 25.000 euro per imprese e partite Iva del decreto del Ministero dell’Economia, non risolve i problemi». Quindi la soluzione? «Copertura del 25% del fatturato con la garanzia dello Stato» conclude Barba.

Apertura simbolica Colli Aminei

Apertura simbolica, in serata, dalle 20 alle 21, dei negozianti rientranti nel Centro Commerciale Colli Aminei 3.0 che, fa sapere tramite il suo presidente Aurelio Baiano, «chiede chiarezza poiché non gli aiuti, i promessi finanziamenti, non sono ancora arrivati, per i fitti, per le questioni protesti, non sappiamo quando apriremo quali modalità di tutela seguire, in che modo agire in materia di distanziamento». L’apertura «virtuale – aggiunge Baiano –  è ai fini di ottenere risposte in merito alle proprie posizioni e così da prepararsi al meglio in vista del 18 maggio, data ufficiale di apertura di tutte le attività».

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