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Crollo nella Vela Celeste, la rabbia dei residenti: “Scenario da guerra, prima dei lavori dovevano evacuarci”

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Mentre gli abitanti della Vela Celeste, sgomberata per motivi di sicurezza, attendono impazienti di poter rientrare almeno momentaneamente per prendere qualche effetto personale, all’esterno dello spiazzo tra la ridda di giornalisti e le tende montate dalla Protezione Civile regionale per garantire un riparo al fresco alle famiglie e ai bambini, c’è chi ricorda con rabbia e tristezza i momenti concitati dopo il crollo del solaio.

I racconti dei soccorsi e un ricordo delle vittime

Tra questi c’è Francesco Vinci uno dei primi ad aver prestato soccorso e ad aver allertato 118 e vigili del fuoco. «Ho sentito un boato, credevo fossero colpi di pistola e invece era crollato il ballatoio della Vela Celeste. C’erano i bambini sanguinanti che urlavano, le altre persone ferite che chiedevano aiuto. Sembrava uno scenario di guerra: una scena orribile».

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Francesco ha fatto davvero la sua parte lunedì sera ma sembra essere pervaso da una sorta di impotenza. «Ho dato subito l’allarme, ho fermato le auto e ho indicato ai soccorritori dove dovessero andare per raggiungere prima l’area con le macerie per aiutare chi era rimasto intrappolato. Le ambulanze sono arrivate quasi subito, invece i vigili del fuoco per ultimo. Mi aspettavo accorressero in maniera più tempestiva».

Gaetano, con solerzia, ha trasportato alcuni bambini feriti all’Ospedale Santobono con la speranza di strapparli a un crudele destino. «Non capivo niente dopo il crollo, il mio unico intento era quello di salvare i piccoli feriti e li ho accompagnati in auto in ospedale. Intanto un ragazzo perbene come Roberto Abbruzzo, che si alzava al mattino presto per andare a fare il macellaio, non c’è più. Che tragedia».

Affranta è Patrizia Mincione, consigliera dell’Ottava Municipalità e residente alle Vele. Da lunedì sera non si è fermata un attimo, ha aiutato nei soccorsi in maniera encomiabile. «Oltre al dolore non riesco ad esternare nulla. Vedere un papà che soccorreva sua figlia ferita, mi ha devastata. Penso a quei bambini che sono in ospedale, a Roberto che ha perso la vita, a sua zia. I soccorsi stanno funzionando abbastanza bene ma lo stato d’animo è pessimo».

Carla conferma: «Le vittime, i loro familiari e i feriti li conosciamo praticamente tutti qui alle Vele. Provengono da famiglie di lavoratori. Sentire i bambini gridare aiuto è stato un’angoscia indescrivibile». 

Giovanni Errichiello desidera lanciare un messaggio. «Roberto, Margherita erano brave persone che andavano a lavorare, come tanti di noi. Ci hanno etichettato come delinquenti, per anni, in modo erroneo».

Rosario Caldore è una delle anime del Cantiere 167 Scampia, cresciuto come suo fratello Luciano (il cantante) nelle Vele insieme al Comitato Territoriale lotta per l’assegnazione di alloggi e salvaguardie delle clausole sociali per gli abitanti del quartiere è affranto. «Staremo vicini ai parenti delle vittime, oggi e nel futuro. Non doveva succedere quanto successo ma approfitto per ringraziare gli attestati di solidarietà che ci stanno arrivando».

I quesiti degli abitanti

«Perchè si sono cominciati i lavori ancora con le famiglie nelle Vele? Non esiste aprire un cantiere con ancora le famiglie nelle abitazioni, hanno cominciato i lavori da sotto, indebolendo la Vela Celeste. È stata una stupidaggine. Anche io ho sentito un tonfo, ma non avevo compreso che si trattasse di un cedimento». A non capacitarsi di questa scelta è Alberta, che come gli altri del quartiere attende di conoscere il proprio destino abitativo, visto lo sgombero dell’edificio.

Le parole di Nunzia si inseriscono in questo solco.  «Siamo arrabbiati e delusi perdere i nostri amici e i nostri vicini in questo modo è inconcepibile: non la auguro a nessuno. Ci avevano detto che c’avrebbero trasferito in alcuni container mentre i lavori di riqualificazione progredivano. Invece hanno cominciato il lavoro da sotto, con ancora noi dentro. I pilastri si sono indeboliti ed ecco il risultato. Anche chi non è esperto del settore edilizio, può comprenderlo».

Vincenzo è furioso. «Le forze dell’ordine, il prefetto, l’amministrazione comunale vengono soltanto quando succedono le tragedie? Io sono almeno due lustri che aspetto una casa, le dovevano costruire ma non sono mai arrivati a farlo. Hanno fatto dei censimenti, poi più nulla. La mia famiglia – aggiunge – non se ne va di qui perchè altrimenti non sapremmo dove andare».

 

 

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Antonio Sabbatino
Antonio Sabbatinohttp://InterNapoli.it
Iscritto all'Albo dei pubblicisti dall'ottobre 2012, ho sviluppato nel corso degli anni diverse competenze frutto dell’esperienza sul campo in ambito politico, sociale, della cronaca, sia bianca che nera. Sono stato conduttore radiofonico di programmi musicali presso Radioattiva, radio web napoletana e redattore e collaboratore di diverse testate online. Attualmente sono inviato per InterNapoli.it che rappresenta una delle realtà più dinamiche del panorama giornalistico napoletano, campano, la neonata testata Tell che approfondisce i grandi temi politico-sociali a più livelli e Comunicare il Sociale rivista specializzata di Terzo Settore. Vincitore di diversi premi giornalistici locali e nazionali, sono mosso sempre dalla curiosità: il vero sale di questo mestiere.