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Dall’agguato ai Sette Palazzi alla fuga nel covo a Mugnano, il retroscena sull’omicidio Grassi

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L’omicidio di Giuseppe Grassi è tornato al centro dell’attenzione della DDA di Napoli. A fare luce sull’agguato a Scampia sono stati diversi collaboratori di giustizia tra cui Carmine Esposito che ha fornito elementi alla Procura partenopea.

L’ex scissionista ha parlato di quelle ore concitate in un verbale del 2013: “Giuseppe Grassi fu ucciso ai Sette Palazzi, da Oreste Sparano, non ricordo invece il nome del secondo killer ma sono certo che sul posto dell’agguato ad assistere come una forma di controllo, vi era Rito Calzone, detto il Pisano; di tutto ciò sono certo perché in uno dei nostri covi a Mugnano, subito dopo l’omicidio venne Rito Calzone con il quale Lello Amato si lamentò perché la vittima non era morta all’istante”. Il movente dell’omicidio Grassi, secondo il pentito Esposito, sarebbe di carattere personale.

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L’epurazione interna agli Amato-Pagano

Raffaele Amato e Cesare Pagano hanno ricevuto un avviso di conclusione delle indagini per l’omicidio di Grassi. I due boss Scissionisti sono accusati dalla DDA di Napoli di essere stati i mandanti. Carmine Pagano e Raffaele Amato jr avrebbero chiesto l’autorizzazione per il delitto.

Amato jr e Rito Calzone avrebbero svolto il ruolo di specchiettisti attirando la vittima ai Sette Palazzi. Proprio in via Labriola sarebbero entrati in azione i killer Oreste Sparano e Antonio Matrullo. La vittima è stata colpita da cinque colpi di pistola ed è spirata il 21 marzo 2008 all’ospedale Cardarelli. Si tratterebbe di un’epurazione interna al clan Amato-Pagano.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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