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domenica, Giugno 16, 2024
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Detenuto morto in carcere, spunta il testimone: “È stato ucciso”

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“Vogliamo la verità sulla morte di mio fratello, vogliamo che venga eseguita l’autopsia, soprattutto adesso che un supertestimone ha raccontato che Stefano è stato ucciso perchè aveva sorpreso due agenti durante un rapporto sessuale”. Queste le dichiarazioni all’ANSA Marisa Dal Corso, sorella di Stefano, il detenuto romano di 42 anni trovato morto il 12 ottobre del 2022 in una cella del carcere di Massama, alle porte di Oristano.

Il suo caso era stato chiuso inizialmente come un suicidio. Ma la sorella non ha mai creduto a questa versione e grazie ad alcune rivelazioni della moglie di un detenuto, a settembre ha ottenuto tramite l’avvocata Armida Decina la riapertura dell’inchiesta. Da allora però è tutto fermo.

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LA RICHIESTA DELL’AUTOPSIA

L’avvocata e la famiglia hanno richiesto per otto volte che venisse eseguita l’autopsia, ma è sempre stata negata. La settimana scorsa l’avvocata ha presentato un’altra istanza alla luce di una nuova rivelazione choc da parte di un supertestimone: un agente penitenziario secondo il quale Stefano sarebbe stato ucciso a manganellate, poi colpito con una spranga per provocare la rottura dell’osso del collo e simulare il suicidio.

“Sono stata contatta via mail da questo agente – racconta Marisa – mi ha detto che voleva parlare della morte di mio fratello. L’agente lavorava esternamente al carcere, ma poteva accedere. Mi ha detto che Stefano è stato picchiato a sangue da cinque agenti e poi ucciso perché la situazione è sfuggita di mano”. “Stefano – riferisce la sorella – aveva bisogno di farmaci ed era entrato in infermeria: aprendo la porta ha sorpreso due agenti durante un rapporto sessuale. Lo hanno subito portato in cella e poco dopo trasferito in una stanza usata per picchiare i detenuti. Qui lo hanno colpito con due manganellate e poi con la sprangata gli hanno rotto l’osso del collo per simulare l’impiccagione”.

LA TESTIMONIANZA ALL’ANSA

Questa nuova testimonianza è stata registrata da Marisa e consegnata alla Procura dall’avvocata Decina. “Le dichiarazioni del supertestimone devono essere valutate e verificate – spiega la legale all’ANSA – di sicuro conosce bene le dinamiche interne del carcere e molti fatti. Per questa ragione chiediamo che venga eseguita al più presto l’autopsia”.

 

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