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venerdì, Marzo 29, 2024
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Cosa riapre e cosa chiude, il nuovo Dpcm di Natale: saranno feste più ‘libere’

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Allentamenti e deroghe a partire dal 3 dicembre: il lavoro del governo per impostare il nuovo Dpcm è cominciato. Per quella data, sperano a Palazzo Chigi, la maggior parte delle Regioni dovrà essere in fascia arancione o gialla: uno scenario di rischio meno grave, che consentirebbe di inserire nel prossimo decreto alcune aperture in vista del Natale.

Come riporta Ilcorriere.it, «È presto per parlarne», dicono al ministero della Salute. Nuove regole per lo shopping e per i giorni festivi potrebbero però scattare se la curva epidemiologica sarà davvero nella fase di discesa. «Non ci sarà alcun liberi tutti» ripetono a palazzo Chigi, ma alcune modifiche all’orario di apertura dei negozi e deroghe rispetto alla serrata di bar e ristoranti per dare fiato anche alle attività economiche nel periodo che certamente è uno dei più redditizi dell’anno.

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Con l’accordo di prevedere nuove chiusure intorno al 21 o 22 dicembre, subito prima delle Feste. Il percorso si comincerà a valutare oggi nella riunione convocata dai ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia con i governatori. Sul tavolo la richiesta di riduzione degli indicatori da 21 a 5, ma la posizione delle regioni che rischiano di cambiare fascia. Scontata l’entrata in zona rossa da domani dell’Abruzzo, rimane a rischio la Puglia – nonostante la scelta del governatoreMichele Emiliano di “chiudere” le province di Foggia, oltre a Barletta, Andria e Trani – mentre il Veneto esclude di poter passare in arancione.

La mappa del Dpcm

Al momento sono “rosse” Lombardia, Piemonte, Campania, Calabria, Toscana, Valle d’Aosta, provincia di Bolzano e Abruzzo con ordinanza del governatore Marsilio; “arancioni” sono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Liguria, Sicilia, Basilicata, Umbria e Puglia che però potrebbero peggiorare; “gialle” rimangono Lazio, Molise, Sardegna, Veneto e provincia di Trento. Le ordinanze sono state firmate tra il 6 e il 13 novembre.

Calcolando la validità di 15 giorni e l’obbligo di “osservazione” di un’altra settimana, entro il 10 dicembre quasi tutte le Regioni potrebbero essere fuori dal rischio più alto. Nelle aree dove gli indicatori mostrano una situazione ancora grave si potrebbero prevedere “zone rosse” provinciali liberando i territori che sono invece al sicuro, come del resto chiedono i sindaci. Nel resto d’Italia entrerebbero invece in vigore alcune misure meno rigide.

Feste vietate

Scontato il divieto per feste e cenoni con persone di nuclei familiari diversi, si cercherà di evitare in ogni modo gli spostamenti verso quelle Regioni dove i contagi sono elevati proprio per evitare gli errori della scorsa estate. E dunque non è affatto scontata la riapertura dei confini che alcuni governatori stanno già invocando.

«Già dalla festa dell’Immacolata, dunque dal fine settimana del 5 dicembre – conferma il presidente della Liguria Giovanni Toti, governatore della Liguria che in questi giorni è in filo diretto con Boccia e Speranza – bisogna prevedere misure meno severe per quei settori che stanno già soffrendo la crisi e invece potrebbero beneficiare delle festività». 

I negozi

I governatori chiedono la riapertura dei centri commerciali nel fine settimana e non è escluso che si decida di prorogare l’orario dei negozi al dettaglio proprio per favorire lo scaglionamento agli ingressi. Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo parla di «seminormalità, se si rispetteranno le regole». 

Bar e ristoranti

Un altro punto in discussione è la riapertura dei bar e ristoranti la sera nelle zone gialle e in parte della giornata anche in quelle arancioni. Potrebbe rimanere il limite dei quattro posti a tavola, oppure essere aumentato a portato a sei. Per pranzi e cene a casa ci sarà la raccomandazione e rimanere in famiglia proteggendo gli anziani e le persone fragili, ma dando per scontato che il numero delle persone potrebbe essere più alto di quello previsto per i locali pubblici.

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