Nico Grimaldi e Rita Pitirollo sono stati accusati di aver gestito un traffico di droga nel carcere di Secondigliano e fuori dal carcere. Entrambi sono stati ascoltati durante un’intercettazione captata il primo agosto del 2023. La mamma avrebbe detto al figlio, ras della Vanella Grassi, di avere 10 grammi di cocaina di scarsa qualità da un mese. Allora Grimaldi le avrebbe suggerito di non vendere le dosi singolarmente, ma in blocco “a passaggio” al prezzo di 400-450 euro.
L’intercettazione tra il ras della Vanella Grassi e la mamma
Rita Pitirollo: Amò, io quello là tengo ancora 10 grammi e tengo ancora il resto qua dentro, del mio, ancora devo..ci credi? non sta venendo nessuno più!! Nessuno! perché è acqua!!
Nico Grimaldi: 50 cose… sono 50 cose da un mese!
N.G: Ehh…e se viene qualcuno le vendi tutti e dieci, a passaggio… “tieni, dammi 400 euro, 450″!!. ..ma che te ne fotte?! così devi fare!! ma 50 cose da un mese, sono 25 cose ogni 15 giorni!! a 35! ! ma che vuoi??
R.P: Ma però mi davi la roba come si deve!!! non farmi bestemmiare!!! perché avevo la roba (cocaina, ndr) come si deve e io lo levavo più presto di 15 giorni!! Ma se tu a me mi dai la merda!! io non la posso mai levare in 15 giorni…
“Dammi 400 euro”, la vendita di cocaina nel carcere di Secondigliano
Nell’intercettazione Grimaldi avrebbe anche suggerito alla mamma cosa dire all’eventuale acquirente: “dammi 400 euro, 450″!!. ..ma che te ne fotte?! così devi fare!!…. ”. Il prezzo elevato, però, avrebbe indotto gli inquirenti a ritenere che madre e figlio starebbero parlando di 10 grammi di cocaina di qualità scadente che la donna avrebbe voluto vendere al miglior acquirente.
Secondo l’inchiesta della Dda di Napoli, Grimaldi e Pitirollo si riferirebbero alla cocaina in quanto, come emerge anche da altre conversazioni intercettate, gli indagati si riferirebbero ad hashish con le espressioni “ fumo” e “ stecche”, mentre la cocaina verrebbe chiamata “roba”.
Droga nel carcere di Secondigliano, dronista pagato 700 euro per ogni volo
Facevano partire 4-5 voli di droni al giorno, ognuno veniva pagato 700 euro, almeno una volta a settimana. Questo è il business per i piloti dei dispositivi volatili con i quali la droga e i cellulari arrivavano nel carcere di Secondigliano. “Riuscivano a far entrare i telefonini e la droga grazie a droni potenziati per farli volare più in alto e scendere poi con una lenza da pesca per scendere nel cortile del carcere“, ha ricostruito il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri.
Il clan della Vanella Grassi consegnava la droga in carcere con i droni
Nell’ultima operazione la Polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale, su richiesta Dda di Napoli. Quindi sono 12 le persone ritenute, a vario titolo, gravemente indiziate dei reati associativi di traffico di droga e l’accesso indebito di cellulari per i detenuti. Secondo la Procura è evidente che ci siano delle spartizioni territoriali anche all’interno del carcere, infatti, le organizzazioni criminali hanno conoscenze anche strutturali.