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martedì, Aprile 23, 2024
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Duplice omicidio dei sette secondi a Miano, condannato l’ex boss Antonio Lo Russo

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Sette secondi, sette drammatici secondi. Tanto durò l’omicidio di Salvatore Scognamiglio e Salvatore Paolillo, un duplice delitto messo a segno nel 2011 dall’allora boss emergente – oggi collaboratore di giustizia – Antonio Lo Russo, per dirimere alcune questioni interne alla sua famiglia e per spezzare sul nascere ogni volontà di autonomia dei ‘ribelli’ di Miano guidati appunto da Scognamiglio. Nel processo d’Appello presso la IIIa sezione del tribunale di Napoli è arrivata una clamorosa assoluzione per Luciano Pompeo (in primo grado per lui era arrivata la richiesta dell’ergastolo, Pompeo era difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono) mentre per Antonio Lo Russo sono stati decretati 15 anni (a fronte dei 16 del primo grado): per l’ex capoclan i giudici i hanno rigettato la continuazione tra questo processo e quello d’associazione in cui è stato già condannato. Confermata invece la pena a 12 anni rimediata in primo grado per Raffaele Liberti, uno degli organizzatori del duplice omicidio. Vincenzo Bonavolta ‘Cenzore’ invece ha visto confermato il carcere a vita.

 

A raccontare il contesto nel quale maturò il suo omicidio e quello successivo di Stravato (ucciso su ordine di Carlo Lo Russo, zio di Antonio) è stato lo stesso Antonio Lo Russo che ha raccontato ai magistrati come a Miano, il pentimento di Salvatore ‘o capiton, abbia provocato un terremoto negli ambienti della malavita. «Quanto all’omicidio di Scognamiglio Salvatore dico subito che ero latitante ed ho dato l’ordine di ucciderlo perché dopo il pentimento di mio padre per volontà di mio zio Mario Lo Russo, Scognamiglio Salvatore aveva preso in mano insieme a Palumbo Gennaro il comando del clan ed io mi sono anche incontrato con lui. In realtà già in due occasioni mi aveva dato dimostrazione di non comportarsi come io volevo e ne ho decretato la morte. Mi riferisco a quanto accaduto in occasione dell’omicidio di….., rispetto al quale io volevo che venisse data una risposta con un omicidio alla Masseria Cardane mentre così non accadde ed anche alla successiva situazione che si venne a creare per i contrasti tra Cesare Pagano e le varie famiglie. Io volevo che noi prendessimo le parti di Cesarino mentre Scognamiglio assunse una posizione neutrale . Tornai quindi a Napoli nel mese di luglio proprio per pianificare l’omicidio di Scognamiglio, feci rientro in Polonia ed i primi di agosto Scognamiglio è stato ucciso». Dichiarazioni poi confermate anche da Rosario Guarino che ha spiegato come Scognamiglio avesse cercato l’appoggio della Vanella Grassi perchè aveva capito di essere finito nel mirino dei killer.

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