Uno degli ultimi padrini della vecchia camorra, quella che ha inseguinato le strade e riempito di rifiuti le nostre terre. Ma nonostante tutto Francesco Mallardo, boss della camorra e uno dei vertici dell’Alleanza di Secondigliano, morto in una clinica a Parma, viene considerato da molti un ‘re’, “un buon uomo”. Basta andare sui social per leggere tanti messaggi di solidarietà e addirittura esaltazione della figura camorristica di Ciccio ‘e Carlantonio. “Hai fatto solo del bene, addio re”, “Ti Ricorderemo per sempre”, “eri e rimani la storia” e tanti tanti altri. Ci sono però anche tanti commenti che disprezzano tutto ciò che ha fatto.
Il boss è morto ieri in una clinica a Parma dove era ricoverato per l’aggravarsi di una malattia incurabile. Probabilmente dopo le formalità di rito, gli organi preposti disporranno, come accade per figure criminali di alto rango, il divieto dei funerali pubblici, contenendo ai familiari di dare l’addio al proprio caro in forma strettamente privata.
CHI E’ FRANCESCO MALLARDO
Mallardo fu considerato una figura carismatica e strategica, capace di stringere alleanze, di costruire relazioni criminali anche fuori dai confini regionali e di mantenere il controllo militare del territorio. Il suo clan era noto per la rigidità interna, la disciplina dei sodali e la capacità di infiltrarsi nell’economia legale attraverso imprenditori compiacenti e prestanome. Nonostante i numerosi arresti nel corso degli anni e i sequestri milionari di beni riconducibili alla sua rete, il potere del clan Mallardo non si è mai davvero dissolto. Le forze dell’ordine hanno più volte sottolineato come l’organizzazione abbia saputo rigenerarsi, affidando la leadership a giovani elementi cresciuti all’ombra dei vecchi boss e operando un’efficace strategia di mimetizzazione all’interno del tessuto urbano e imprenditoriale.
L’ultima fase della vita di Francesco Mallardo è stata segnata dal regime duro del 41 bis, al quale era sottoposto da tempo. Le sue condizioni di salute erano monitorate da tempo dai legali, che avevano più volte chiesto valutazioni mediche per valutare l’adeguatezza della detenzione rispetto al suo stato fisico. Negli ultimi giorni, la situazione è precipitata, rendendo necessario il trasferimento in una clinica sanitaria esterna al circuito penitenziario, dove è sopraggiunto il decesso.
La morte di Mallardo rappresenta la scomparsa fisica di una delle figure centrali della camorra moderna, ma non sancisce la fine del clan. Come accade in molte organizzazioni mafiose, l’assenza del leader può aprire scenari di transizione, rivalità interne o riorganizzazione silenziosa. Gli investigatori restano in allerta, consapevoli che dietro la facciata di apparente calma possono nascondersi dinamiche pericolose, specie in una fase in cui la criminalità organizzata punta sempre più sull’economia legale e sulla gestione delle risorse del territorio.