Le famiglie De Micco e De Martino usavano anche i social network per mostrare la loro intraprendenza e la forza criminale ai nemici già nel marzo 2022, infatti, gli esponenti e i fiancheggiatori del clan pubblicavano foto e video su TikTok. Dunque attraverso i social è stata sbandierata l’alleanza criminale tra i Bodo e gli XX, a partire da ciò gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia e le forze dell’ordine sono partiti dal profilo Bodo-XX…Regnano su ponticelli.
Numerosi sono stati anche i post sui profili Facebook e Instagram pubblicati per dimostrare il proprio vincolo di affiliazione anche con le fotografie che li ritraevano insieme con rivendicazione della loro appartenenza o taggando gli affiliati.
Inoltre su Instagram l’affiliato Francesco Clienti ha postato un foto in cui sono presenti Davide Tomi, Giovanni Palumbo, Ciro Ivan D’Apice, Ciro Ricci accompagnata da una didascalia minacciosa: “Dammi rispetto ed io ti rispetterò sempre. Altrimenti già sai come la penso“.
Lo sfottò sui social nella faida a Ponticelli
Il 2 luglio del 2022 un gruppo di giovani, legati al clan dell’Alleanza di Secondigliano, si resero protagonisti una stesa nel Lotto 10 dalla quale è scaturito il fermo di Emmanuel De Luca Bossa, Vincenzo Barbato, Giuseppe Damiano.
A bordo di due moto di grossa cilindrata, i giovani esplosero numerosi colpi d’arma da fuoco ad altezza uomo senza mai arrestare la marcia e proseguendo per almeno 60 metri.
Dall’account TikTok Unasolabandierabodo è stato trovato un breve video, pubblicato il giorno dopo all’azione armata dei De Luca Bossa, contenente lo sfottò: “Sit stat capac e fa mettere e giubott anti proiettili e palumb. Giusto per ricordarvelo”.
Tiktok vetrina per le mafie, le parole di Gratteri
“TikTok è la vetrina delle mafie: si fanno vedere ricchi, firmati, con tanti soldi e dicono ‘noi siamo il nuovo modello, vuoi diventare come noi?’. I giovani non strutturati si trovano avviluppati e pensano che quello sia il loro futuro. I social per i mafiosi sono una sfida alle istituzioni, un’esternazione di arroganza”. Lo disse il capo della Procura di Napoli Nicola Gratteri intervistato a ‘Timeline’ su Rai 3.
I clan non si fermano agli altarini e ai murales
I clan non si fermano agli altarini e ai murales: “E’ sempre più frequente l’uso dei social network per condividere messaggi testuali e frammenti audiovisivi espliciti di ispirazione camorristici“. Fenomeno segnalato già 2021 dall’Antimafia: “Forte è il rischio che l’identità mafiosa possa prendere il sopravvento anche attraverso la credibilità e l’autorevolezza del profilo social che esalta e diffonde la reputazione criminale del soggetto con lo status di uomo di camorra“.
“L’esistenza di uno stretto legame tra gruppi in un’unica alleanza – spiega la relazione – viene sempre più spesso dimostrato dai post sui social. Attraverso fotografie e post gli affiliati alle organizzazioni criminali ostenterebbero infatti l’appartenenza al gruppo e commenterebbero le azioni di fuoco“.