“Ho ucciso Rosa Alfieri ma non ero io” così Elpidio D’Ambra parla durante la sua terza udienza dopo aver chiesto ed ottenuto il nullaosta per rilasciare dichiarazioni spontanee. Era il primo febbraio quando la giovane Rosa Alfieri, 23 anni, venne strangolata dal vicino di casa Elpidio D’Ambra a Grumo Nevao
“Non ero io”
Da subito si ipotizza l’aggravante della violenza sessuale ma i primi accertamenti lo escludono, lo stesso D’Ambra confessa da subito l’omicidio ma nega la violenza. Esami successivi paiono poi aver eliminato del tutto l’ipotesi di violenza. Il ragazzo è stato ascoltato stamattina durante la sua terza udienza del processo per l’omicidio Alfieri.
“Ho ucciso Rosa, ma non ero io. Quel giorno avevo un mostro nella mia testa e voci che mi dicevano devi uccidere“. Parla di “voci nella testa” che lo avrebbero portato ad uccidere la giovanissima. La colpa di queste “voci” è da additare, da quanto lui stesso dichiara, ad un ‘cocktail’ di stupefacenti. “Colpa della droga perché sono un tossico dipendente all’ultimo stadio” continua. Così l’imputato cerca di giustificare l’omicidio di Rosa Alfieri. “Approfitta” poi della concessione fattagli per rivolgersi alla famiglia della vittima. “Per questo chiedo scusa alla famiglia di Rosa Alfieri e anche a Dio” dice in aula.
Le parole di Vincenzo Alfieri dopo l’udienza
Al termine dell’udienza il padre di Rosa, Vincenzo Alfieri, dichiara: “Non credo a quello che ha detto, come non gli crederà la giuria“. Diffidente nei confronti delle dichiarazioni dell’imputato il padre continua a sperare nel lavoro dei magistrati. Un rigetto totale anche per le ‘scuse’ ricevute in aula: “le scuse non le accetto: ha ucciso mia figlia, di quali scuse parliamo“. “Solo una bestia può fare una cosa del genere. Le sue sono parole dette per cercare di avere meno danni, per avere una pena grave. Quello che ha detto, l’ha detto per non prendere l’ergastolo” conclude.