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sabato, Aprile 20, 2024
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Funerali a Ponticelli, parla il papà di Luigi: «Non avevo soldi per farlo uscire, mi diceva babbo..»

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Durante i funerali di Luigi Borrelli, il 18enne morto in un incidente stradale avvenuto la scorsa settimana a Ponticelli, a parlare è il papà Arturo. A dare la triste notizia è stato proprio l’uomo che su Facebook, lo scorso 12 giugno scrisse. Mio figlio Luigi di 18 anni è morto in un incidente stradale. Ora non ho più la forza di nascondermi e vi svelo anche il mio vero nome: Arturo Borrelli”. Arturo, il 7 marzo, ha raccontato in un servizio di Pablo Trincia gli abusi subiti dall’età di 13 anni dal suo insegnante di religione delle medie don Silverio Mura a Ponticelli. E da qui la sua decisione di cambiare nome per tutelare la sua famiglia.

L’appello di Arturo è per dire ‘No alla pedofilia’. “Tutta la mia famiglia ha sofferto la fame e il dolore solo perché ho denunciato un prete pedofilo, compreso Luigi” dice l’uomo. “Ricordo quando Luigi mi diceva ‘Babbo, mangia: tanto loro non ti pensano’. E io invece non potevo neppure dargli i soldi per uscire perché in questa brutta storia avevo perso anche il lavoro” rincalza l’uomo come riportato dal site de LeIene.

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IL RACCONTO

Diego dopo 25 anni, registrando tutto, aveva incontrato di nuovo don Silverio che non negava quanto avvenuto ma lo invitava solo a pregare. La Curia lo aveva fatto sottoporre a una perizia psichiatrica. In realtà sembra incolpare lui per il fatto di essere andato a casa del sacerdote.

Diego  denuncia da anni silenzio e omertà da parte della Curia napoletana. E’ riuscito finalmente, a inizio maggio, a incontrare, assieme alla moglie, il cardinale Crescenzio Sepe. Dopo un’iniziale soddisfazione, per il faccia a faccia era rimasto poi amareggiato per la scarsa concretezza dell’intervento dell’arcivescovo metropolita di Napoli. La sua, dice, è “una battaglia per tutti” perché “se perdo io”, ripete, come ci aveva detto in un’intervista, “nessuno denuncerà più gli abusi dei preti”.

Don Silverio, nel frattempo, si era trasferito al Nord. A Montù Beccaria (Pavia), dove, sotto il falso nome di don Saverio Aversano, continuava tranquillamente a fare il catechista. È bastato che il nostro servizio del 7 marzo andasse in onda perché il sacerdote facesse perdere di nuovo le sue tracce. Le mamme del paese, hanno scritto una lettera di protesta a Papa Francesco, che su questo caso, come ha dimostrato anche oggi, sta confermando una linea di grande fermezza.

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