La scomparsa di Giorgio Armani apre la questione della spartizione di un’eredità unica, che non riguarda soltanto il patrimonio personale, ma anche uno dei più importanti imperi della moda internazionale. Lo stilista, che non aveva eredi diretti, ha predisposto da tempo un piano per garantire stabilità e continuità al suo gruppo, coinvolgendo familiari, collaboratori di fiducia e la Fondazione da lui stesso creata.
Familiari e collaboratori nel testamento
Tra i destinatari del lascito figurano la sorella Rosanna e il figlio Andrea Camerana, marito della cantante Alexia, oltre alle nipoti Silvana e Roberta. Al loro fianco non mancherà Leo Dell’Orco, braccio destro e compagno di Armani, figura chiave nella gestione dell’azienda.
Il ruolo della Fondazione Armani
Come riportato anche da Reuters, già nel 2016 lo stilista ha istituito la Fondazione Armani, con il compito di tutelare l’indipendenza del gruppo e garantirne la continuità. Pur possedendo una quota simbolica, l’ente sarà decisivo nel controllo delle strategie aziendali.
Lo statuto societario, che entrerà in vigore con l’apertura del testamento, prevede sei categorie di azioni: tutte con gli stessi diritti patrimoniali, ma con differenti poteri di controllo. La maggioranza dei diritti di voto resterà nelle mani della Fondazione e di un ristretto gruppo di eredi. È inoltre previsto che un’eventuale quotazione in Borsa non possa avvenire prima di cinque anni.
Il patrimonio immobiliare
Oltre alle quote societarie, l’eredità comprende un ingente patrimonio immobiliare, frutto della passione di Armani per le case e i luoghi simbolo della sua vita. Alla residenza principale di Milano si aggiungono la villa a Pantelleria, la tenuta di Broni (Pavia) definita la sua “piccola Versailles”, e la dimora estiva di Forte dei Marmi.
Nel patrimonio figurano anche proprietà a Parigi, Saint-Tropez, St. Moritz e un attico a New York. Ultimo acquisto, la Capannina di Forte dei Marmi, storico locale della Versilia che Armani aveva deciso di rilanciare.